La società inglese Rockhopper Exploration si è aggiudicata l'arbitrato internazionale contro l'Italia per la piattaforma petrolifera "Ombrina Mare", che avrebbe dovuto sorgere al largo della Costa dei Trabocchi, all'altezza di San Vito (Ch).
A renderlo noto è la stessa multinazionale che avrebbe dovuto sfruttare il giacimento e che, per i mancati introiti, dato che il progetto è stato bloccato a seguito di sollevazione popolare, si è rivolta al del Centro internazionale per il regolamento delle controversie (Icsid).
"Rockhopper - dice la ricercatrice di Lanciano (Ch) Maria Rita D'Orsogna, docente universitaria negli Usa e attivista ambientale - pagò circa 30 milioni di dollari per l'acquisto di "Ombrina" e adesso avrà una cifra davvero spropositata".
Contro le trivelle in una delle zone più belle dell'Adriatico ci fu una lunga battaglia, sul territorio, a colpi di ricorsi alla magistratura e proteste in strada. Il progetto prevedeva perforazioni e una nave desolforante sempre attiva che - rimarca D'Orsogna - "avrebbe sputato inquinamento notte e giorno, e questo non ha prezzo".
La compagnia petrolifera e del gas del Regno Unito, con asset chiave nel bacino delle Falkland Settentrionali, ha diffuso un documento (ALLEGATO ALLA FINE DELL'ARTICOLO), con data di oggi, 24 agosto, in cui dice che "è lieta di fornire il seguente aggiornamento su arbitrato con la Repubblica d'Italia: lodo arbitrale riuscito, compensazione di 190 milioni di euro più interessi del 4%, capitalizzi annualmente dal 29 gennaio 2016", data del decreto che ha fermato Ombrina, "fino al momento del pagamento".
"Pietra miliare positiva...", così Samuel Moody, ceo di Rockhopper commenta la vittoria. E, in una nota, aggiunge: "Siamo lieti di aver vinto la nostra causa . Da quando abbiamo acquisito la Mediterranean Oil & Gas Plc nel 2014 e iniziato l'arbitrato nel 2017 c'è stata un'enorme quantità di lavoro. Vorrei rendere omaggio al nostro team per la dedizione in un periodo così lungo". Nello stesso documento si fa presente che il collegio arbitrale le ha dato ragione alla multinazionale in maniera unanime. Il triumvirato composto da Klaus Reichert, Charles Poncet e Pierre-Marie Dupuy, ha stabilito - riprende D'Orsogna - "che l'Italia ha violato l'Energy Charter Treaty, ossia il Trattato sulla Carta dell'Energia. Non ci sono possibilità concrete di appello e il versamento dovrà essere effettuato entro 120 giorni da oggi. E' una decisione che lascia noi italiani con amarezza e che mostra ancora una volta quanto corrotti siano i "poteri forti". Questo arbitrato, composto da tre uomini vicini al mondo dell'industria e del petrolio, non si è mai preoccupato di coinvolgere i residenti, di capire il perché delle nostre battaglie, di vedere quanto più bella e più sana sia la Costa dei trabocchi oggi, con il fiorire di mille attività turistiche...".
Rockhopper ora "concentrerà le proprie attività nelle isole Falkland, mentre il mondo viene stravolto dai cambiamenti climatici. L'Italia pagherà 190 milioni, ma non abbiamo perso. La lezione di democrazia che abbiamo dato in dieci anni di battaglie, è qualcosa di straordinario. Davide ha fermato Golia e di questo dobbiamo essere orgogliosi. Abbiamo salvato l'Abruzzo dalle trivelle. Non abbiamo perso. Quello che lasciamo a chi verrà dopo di noi - mare pulito e non desolforatori e l'esempio di gente che non si piega - non ha prezzo". 24 ago. 2022
SERENA GIANNICO
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