'Non entri al ristorante perché sei laziale', bimba rifiutata in locale a Pescara

"Niente ristorante perché sei laziale", scoppia il caso a Pescara. E diventa una questione di carattere nazionale. Sì, perché domenica mattina una famigliola romana è stata respinta da uno stabillimento balneare della riviera nord in quanto la figlia di 11 anni indossava cappello e maglietta della Lazio. E proprio la società biancoceleste, indignata per questo episodio, ha deciso di invitare la ragazzina nel suo quartier generale, cioè Formello: “Abbiamo letto la tua storia e ci ha colpito profondamente - si legge in un tweet rivolto alla giovane tifosa - Non riusciamo nemmeno a immaginare quanto sia stato brutto sentirsi dire di non poter entrare in un locale solo perché indossavi con orgoglio il cappellino e una maglietta con i colori della tua amata Lazio. Per questo abbiamo pensato di invitarti a Formello, nel cuore della nostra casa, per stare insieme alla squadra, allo staff e a chi lavora ogni giorno per rendere speciale questa maglia. Sarai la benvenuta perché chi ama la Lazio è parte integrante della nostra storia. Ti aspettiamo a braccia aperte”.

Sul tema si è fatto sentire anche il Pescara, che rispondendo al tweet della Lazio ha scritto: “Abbiamo appreso quanto accaduto alla vostra giovane tifosa. Negare l’ingresso in un locale della nostra città a una bambina per la sua fede calcistica è un gesto che non ha alcuna giustificazione. Ci dispiace per ciò che hai vissuto”. La presa di posizione dei biancazzurri non è casuale perché da anni esiste una forte rivalità tra Pescara e Lazio, che risale agli anni '80. Nulla che però possa giustificare un atteggiamento così grave, soprattutto se messo in pratica nei confronti di una minorenne.

Un paio di voci di condanna si sono levate anche dal mondo della politica: il consigliere comunale di Montesilvano, Marco Forconi, acceso sostenitore biancoceleste, ha detto di trovare questo episodio “non solo vergognoso, ma lesivo dell’immagine di una città che vuole vivere di turismo e accoglienza. Discriminare una bambina per il colore di una maglietta significa avere smarrito il senso delle proporzioni, del rispetto e dell’educazione. La rivalità sportiva è un'altra cosa. Auspico scuse pubbliche e un segnale forte da chi di dovere”. Mentre il candidato sindaco Gianluca Fusilli, pur ricordando che “per chi è nato nei miei anni” l’insulto alla Lazio “è una sorta di buonanotte” che “ci aiuta a dormire meglio”, precisa: “Se quel ristoratore lo ha fatto veramente, è un idiota”. Nessun altro amministratore locale ha ritenuto di dover intervenire sull'argomento.

Alla fine anche i titolari del locale si sono espressi sull'accaduto, invitando la famiglia a pranzare nella loro attività e precisando che chi li ha rifiutati non era assolutamente uno dei proprietari, ma una persona che si è spacciata come tale. Anzi, adesso avvieranno gli opportuni accertamenti proprio per capire di chi si possa essere trattato. 2 lug. 2025

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