Riserva Dannunziana, Radici in Comune scrive alla Regione Abruzzo e all'Anac

Radici in Comune ha scritto alla Regione Abruzzo e all'Anac in merito agli interventi di bonifica dei comparti della Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana che sono stati interessati da un grave incendio il 1° agosto 2021. “L'Ente gestore, ovvero il Comune di Pescara e nella fattispecie la Giunta comunale, ora intende mettere all'asta tutti gli alberi rimossi dall'area protetta, patrimonio dell'intera collettività, dopo aver ignorato, per l'intero mandato di 5 anni (2019-2024), l'esistenza del relativo Piano di Assetto Naturalistico”, scrive l'associazione ambientalista.

"Dopo l'incendio dell'agosto del 2021, di fronte al quale, nonostante gli allerta meteo, l'amministrazione si è fatta trovare gravemente e drammaticamente impreparata, la stessa ha continuato a ritenere non necessaria una governance scientifica interna, ma si è avvalsa, con bizzarre e improvvisate formule, di svariate consulenze esterne, in modalità per nulla coerenti con la norma istitutiva dell'area protetta. Fino ad arrivare alle attuali attività di "bonifica" e rimozione delle presunte "macerie" lasciate dal fuoco, ovvero il legname bruciato", aggiunge Radici in Comune.

E proprio il cosiddetto materiale di “esbosco” è stato valutato "dal progettista dell'intervento, nonché DL, "nelle disponibilità della ditta appaltatrice" oltre che di "scarso valore di mercato" tanto da suggerire all'Ente appaltante (il Comune) di bruciarlo, indicando anche dove (impianto di Biomasse di Termoli), paradossalmente trasformando gli alberi, si ripete, di un'area protetta, da "riserve di carbonio" a fonte di emissione di CO2: un mondo alla rovescia! Abbiamo consultato tutte le attuali norme vigenti in materia, dalla Legge 21 novembre 2000, n. 353: "Legge-quadro in materia di incendi boschivi", alla Legge 14 gennaio 2013, n. 10: "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani", e finanche L.R. 4 gennaio 2014, n. 3: "Legge organica in materia di tutela e valorizzazione delle foreste, dei pascoli e del patrimonio arboreo della regione Abruzzo", ma tutte  rimandano ai PAN vigente, dove non vi è  riferimento alcuno a tale pratica, nè tanto meno alla sua messa all'asta (per fare non si sa cosa)".

In questo contesto, quindi, “quale sarebbe la posizione del Comune, nel gestire un patrimonio pubblico, che è della collettività, nei confronti dell'impegno che invece è tenuto ad assumere dal Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione a cui i Comuni italiani sono chiamati e tenuti ad aderire e a dare il loro contributo, dove la parola combustione non è mai citata?”, si chiede Radici in Comune, evidenziando anche “la assoluta mancanza di adozione del Codice degli Appalti  e dei relativi Criteri Ambientali Minimi (CAM), certamente all'attenzione del progettista relativamente ai lavori di esbosco sopra esposti, ma curiosamente solo quelli relativi all'adozione sostenibile di attrezzature di arredo per lo svago in aree verdi, quindi sbagliate, tralasciando invece quelli relativi alle attività obbligatorie da mettere in atto per lo smaltimento di materiale di scarto di lavorazioni del verde (compostaggio in loco o in remoto per restituire sostanza organica a un suolo geopedologicamente sabbioso e quindi poco fertile)”.

A questa “grave lacuna” si aggiunge quella relativa alle "campagne di comunicazione, previste dai CAM come obbligatorie anch'esse, che a nostro avviso non sono mai state effettuate per nessuna delle opere di gestione ordinaria e straordinaria del verde, né tanto meno l'Amministrazione ha verificato che venissero effettuate (addirittura in diversi bandi l'Ente appaltante, il Comune, ha previsto opere in deciso contrasto con i CAM, come dare punti a chi prevedesse la destinazione energetica degli scarti!). Si è letteralmente increduli rispetto a quanto questa amministrazione sia riuscita a non fare in termini di attuazione delle norme (a partire dal PAN e dal Codice degli appalti) e di converso a danneggiare l'area protetta con una sequenza sorprendente di attività, ordinariamente di "giardinaggio", finanche alla distruzione di interi lembi di pineta come è avvenuto con la realizzazione del Pendolo, contestatissimo asse viario di 600 metri che oggi attraversa l'area protetta con il passaggio previsto di milioni di auto ogni anno".

Il legname della Riserva, conclude Radici in Comune, “non può essere mandato in fumo, affidandolo con un'asta ad aziende che usufruirebbero addirittura di incentivi statali per mandarlo al rogo, producendo CO2, ma deve essere restituito alla stessa area protetta, ovvero a tutte le aree verdi della città, perché è alla città e ai suoi abitanti che detto patrimonio appartiene. Con preoccupazione e sconforto, che hanno tra l'altro ampia eco sugli organi di informazione locali senza riscontro alcuno, sottoponiamo l'intera vicenda all'Ufficio Parchi e Riserve Naturali della Regione Abruzzo, che con propria Legge ha istituito, nel 2000, la Riserva affidandola al Comune e finanziando annualmente anche le relative attività di gestione, nonché all'Autorità Nazionale Anti Corruzione, l'ANAC, a cui fa capo il rispetto dell'attuazione del Codice degli appalti, verdi in questo caso (GPP), e che valuta le violazioni della disciplina sull'affidamento e l'esecuzione di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture”. 14 mag. 2024

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