Pipì negata a lavoratore che si urinò addosso: non c'è stata diffamazione nei confronti di Sevel

Per Sevel si trattava di notizie infondate, lesive quindi della propria immagine. Per ciò presentò querela. 

Ma il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Lanciano (Ch), Massimo Canosa, ha ora decretato che non c'è stata alcuna diffamazione nei confronti del colosso metalmeccanico di Atessa (Ch).

I fatti risalgono al 7 febbraio 2017, quando ad un dipendente dell'azienda del Ducato, adesso 48enne, durante il proprio turno nel reparto Montaggio, venne impedito di andare al bagno e lui si urinò addosso. La vicenda è finita prima davanti al giudice del lavoro di Lanciano, Cristina Di Stefano, e poi dinanzi alla Corte d’Appello dell'Aquila: in entrambe le sedi al lavoratore è stato riconosciuto un danno d’immagine e morale, con condanna di Sevel al pagamento di 5mila euro di risarcimento e di 2.500 euro di spese processuali.

Sevel, però, ha sempre contestato l'episodio. E, dato che la vicenda della "pipì negata" ha avuto una eco mediatica rilevante, anche a livello nazionale, ha presentato, da prassi, denuncia, per diffamazione, nei confronti del lavoratore protagonista dei fatti e di Fabio Cocco, sindacalista Usb, per aver diffuso l'increscioso episodio. Il gip, nell'udienza del 21 settembre scorso, ha archiviato il procedimento penale nei confronti dei due. Nell'ordinanza dice che "la decisione del giudice di appello in senso sfavorevole" a Sevel "rende insostenibile l'accusa nei confronti degli indagati".

"Le sentenze - fa presente in una nota l’Usb - restituiscono al lavoratore parte della dignità inevitabilmente lesa, aggravate anche da una querela completamente infondata che non ha fatto altro che aumentare il suo stress psicologico e morale. A questo punto - prosegue - ci saremmo aspettati delle scuse da parte della Sevel, invece ci siamo ritrovati a doverci difendere da accuse infondate. Abbiamo sempre riposto fiducia nella Giustizia e nell'operato dei nostri legali, Diego Bracciale e Arturo Salerni, che ringraziamo, assieme ai lavoratori che hanno testimoniato". Gli avvocati del sindacato - è l'annuncio - "stanno preparando una circostanziata denuncia per calunnia, sperando che fatti simili non accadano più". 

Dall'altro lato Sevel ha presentato ricorso in Cassazione. 

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