Le tute blu tornano in piazza: il 14 giugno sciopero nazionale a firma Fiom, Fim e Uilm

Ci sono voluti sedici anni prima che Fiom, Fim e Uilm decidessero di scendere di nuovo, insieme, in piazza. "E - dice, a Lanciano (Ch), Rocco Palombella, segretario generale Uilm durante il Consiglio dei metalmeccanici di Abruzzo e Molise - ora lo sciopero nazionale deve riuscire". Braccia incrociate, dunque, in tutto lo Stivale, il prossimo 14 giugno, con tre grandi manifestazioni che si terranno, contemporaneamente, dalle 9, a Milano, Firenze e Napoli. E l'Abruzzo delle tute blu - in regione se ne contano circa 25mila - scenderà nella città partenopea per protestare contro il Governo. 

"Che è insussistente e per certi versi inconsistente - attacca Palombella, mentre parla ai suoi -, come abbiamo visto anche nella vicenda Fca-Renault. Mentre il Governo francese imponeva dettami, quello italiano era un fantasma. Chiediamo al Governo e alle imprese di mettere al centro il lavoro, i salari, i diritti.  Siamo di fronte a incertezze sul futuro, vista la contrazione della produzione industriale; alla perdita di valore del lavoro, alla mancanza di una valida idea di politica industriale nel Paese, che sta diventando un territorio di conquista delle multinazionali con la conseguenza che l'Italia sta perdendo la propria ricchezza".

"La situazione è drammatica - sintetizza Palombella - se si conta che al ministero dello Sviluppo economico, ci sono 150 vertenze aperte. Mentre le imprese continuano a chiudere e non abbiamo risposte efficaci contro questa emorragia di posti di lavoro". Ai cortei saranno presenti anche i segretari generali dei confederali: Maurizio Landini, Cgil; Annamaria Furlan, Cisl e Carmelo Barbagallo, Uil.

Marco Bentivogli, segretario generale Fim, dice: "Occorre dare la sveglia al Governo, e alla politica, da mesi ormai in perenne campagna elettorale. Una situazione che sta logorando la tenuta sociale ed economica del Paese, minando la credibilità dell'Italia a livello internazionale e mortificando il lavoro. La consumata e mancata fusione tra Fca e Renault, in cui il Governo è stato latitante, - aggiunge - è stato un altro segnale dello stato d'abbandono e totale noncuranza rispetto a partite strategiche: il settore auto genera il 3% di Pil, senza contare l'indotto". A questa situazione, sottolinea ancora, "si aggiunge il dato della disoccupazione giovanile a cui non è stata data nessuna risposta e lo stato di abbandono del Mezzogiorno, che continua ad arretrare".

 "E' sotto gli occhi di tutti che il Paese  è in difficoltà - afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -. Noi non stiamo suggerendo, stiamo rivendicando e protestando. Se non c'è una ripresa di politica industriale e di investimenti anche pubblici, cosicché anche le aziende facciano la loro parte, il rischio è di una nuova fase di regressione". 

Serena Giannico

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