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"La Regione che dice. La Regione che fa". "Aiutaci a cambiare l'Italia. Basta un sì". Sono gli slogan del pieghevole che, in questi giorni, sta arrivando nelle case degli abruzzesi. Il tutto a firma del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso. 
Ecco il testo, quasi completo, della lettera, che i postini stanno recapitando ai cittadini: è, per conto della Regione Abruzzo, pura propaganda elettorale per il "Sì" al referendum del prossimo 4 dicembre. 

"Sterili tatticismi e troppi interessi e convenienze di parte hanno impedito che si affermasse un franco e deciso spirito riformatore capace di sciogliere i nodi e modificare i meccanismi farraginosi che ingabbiano il funzionamento delle istituzioni, con effetti molto negativi per i cittadini in termini di diritti quasi impossibili da esercitare e di adozione dei provvedimenti necessari e opportuni in tempi che non ne ledano l'efficacia.

Oggi ci siamo. Grazie al coraggio di Matteo Renzi e della maggioranza che sostiene il suo Governo abbiamo la concreta possibilità di apportare alla Costituzione i correttivi indispensabili di cui sento parlare dai primi giorni della mia non breve militanza politica: superamento del bicameralismo paritari, abolizione delle Provincie e dello Cnel, ridistribuzione più funzionale delle competenze tra Stato e Regioni, riduzione decisa del numero dei parlamentari, contenimento dei costi della politica. In sintesi col nostro Sì possiamo dare vita ad un assetto dei poteri dello Stato più efficiente e sostenibile, che finalmente possa offrire qualcosa di più alle comunità e alle persone, costando meno: una vera e propria linea di ecologia nella politica, se posso esprimermi così.

Nella mia veste di Presidente di Regione, inoltre, osservo che questa riforma migliorerà i rapporti tra Stato e autonomie territoriali, sia grazie al rinnovato Senato che, come in molti altri Paesi, svolgerà la funzione di rappresentanza delle istituzioni territoriali, favorendo il raccorso tra questi e l'Unione Europea, promuovendo così le politiche comunitarie che abbiano maggiore efficacia per i territori, sia grazie ad una più ragionevole distribuzione di competenze tra Stato e Regioni, abbattendo un crescente contenzioso costituzionale che da molti anni sta ingessando non poco Regioni come la nostra, che richiede istituzioni snelle e in grado di decidere in tempi solleciti.

Inoltre con il Sì alla riforma i cittadini vedranno garantiti più opportunità di protagonismo nelle decisioni che riguardano la loro quotidianità, poiché si introducono il referendum propositivo e l'obbligo per il Parlamento di calendarizzare le leggi di iniziativa popolare. Ci sarà, inoltre, più eguaglianza per la garanzia di diritti fondamentali, come il diritto alla salute su cui lo Stato tornerà a dettare le disposizioni comuni, facendo in modo, che dalla Lombardia fino alla Calabria, dalla Sicilia al Veneto, i cittadini abbiano lo stesso accesso con gli stessi tempi ai farmaci salvavita. Stesso ragionamento per le politiche attive del lavoro che per la rima volta diventano materia di rilevanza costituzionale, rispetto alle quali lo Stato garantirà, dopo anni di politiche locali fallimentari, nelle regioni uguale accesso ai servizi per l'impiego. 

Tutto questo senza intaccare minimamente i fondamenti della nostra democrazia che sono contenuti nei principi e nella prima parte della Costituzione che opportunamente non sono coinvolti da questa riforma.... 
Per tutte queste ragioni ti invito a fare tutto quello che che pui perché il 4 dicembre il Sì possa vincere...". 
E ancora, voltando pagina: "Carissimo, considero doveroso e necessario confrontarmi con te, anche attraverso queste righe, in un momento cruciale della vita democratica del Paese: il 4 dicembre tutti noi, italiane e italiani, saremo chaimati a dire al nsotra sulle riforme alla Costituzione che il Parlamento ha approvato al termine di un estenuante dibattito politico durato, senza soluzione di continuità per più di trent'anni.... Basta un sì. Aiutaci a cambiare L'Italia". 

Questo il messaggio contenuto da una parte, mentre dall'altra campeggiano le scritte "La Regione che dice. La Regione che fa". Eppure il ministero dell'Interno, con specifica circolare del 7 ottobre 2016, emessa proprio in vista del referendum del 4 dicembre, ai sensi delle Legge 28 del 22 febbraio 2000, fa divieto assoluto alle pubbliche amministrazioni di fare campagna elettorale, precisando che "l’espressione "pubbliche amministrazioni" deve essere intesa in senso istituzionale". E con quali fondi è stato pagato questo materiale elettorale? 


30 novembre 2016

Nelle immagini il fronte e il retro del pieghevole
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