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Lanciano (Ch) – Potrebbe chiudere la Honeywell Transportation System di Atessa (Ch). Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm hanno indetto, per questo, due giornate di sciopero che oggi "vanta il 100% di adesioni".
Le sigle sindacali, nel corso di una conferenza stampa a Lanciano, riassumono le loro richieste in 3 punti: l’arresto immediato delle operazioni di duplicazione delle produzioni della Honeywell, in gergo chiamate ‘bakeup’; l’elaborazione di un piano industriale di rilancio dello stabilimento abruzzese; l’impegno a non riconoscere più ogni forma di esubero occupazionale.
Dal 2008 sono stati 150 i dipendenti della fabbrica mandati a casa dalla multinazionale; solo 420 sono ancora in attivo, ma a condizioni di solidarietà, l’ultima iniziata a marzo. Si parla di 120 esuberi ed è la stessa Honeywell a comunicare che se ne aggiungeranno a breve altri 35.

Secondo i sindacati il destino dello stabilimento di Atessa è subordinato a quello del sito francese della società con sede a Thaon Les Vosges. “L’idea dei dirigenti (divenuti francesi dallo scorso inverno ndr) sembra chiara – precisa il coordinatore regionale Uilm Nicola Manzi – basti pensare che la produzione in Italia è ferma a circa 700 mila unità a fronte dei 4,3 milioni in Romania e 2 milioni in Slovacchia, dove sono gli altri due stabilimenti della Honeywell, oltre che in Europa occidentale. I vertici italiani – continua – sono completamente scomparsi dalla direzione e questo ha permesso ai francesi, storicamente in competizione, di volgere le proprie attenzioni a Vosges a discapito dell’officina abruzzese”.
Lo stabilimento di Atessa è titolare di ben 83 codici di prodotto, che gli hanno concesso di operare assieme a case come Ford, Fiat, Maserati, Iveco, Bmw, Nissan, Scania, ma negli ultimi anni, dato il calo di vendite del turbo diesel, in cui il sito è specializzato, il lavoro a disposizione è sceso a guadagno della produzione di qualità più bassa dei siti slovacchi e romeni che producono prodotti che sfruttano benzina.

Ma il 2017 doveva essere l’anno del riscatto. Solo lo scorso dicembre erano arrivate ottime notizie sugli investimenti, smentite nel giro di qualche mese. A maggio è stata applicata una nuova certificazione chiamata EATF, che ha condotto lo stabilimento di Atessa ad un gradino più basso: in caso di calamità naturali la produzione verrà interrotta a guadagno di un altro sito. Il sospetto più grande, che emerge in conferenza stampa, è proprio legato alle calamità naturali, viste come una scusa per emarginare la Val di Sangro. “Muoveremo una battaglia sociale – dice Dorato Di Camillo dell’Rsu Fim-Cisl – per difendere la cultura e la tradizione”.

“Nessuno ha parlato espressamente di chiusura del sito in Italia – spiegano all’unisono i rappresentanti dei sindacati - ma appare evidente la volontà della direzione francese. Fare la copia (o bakeup) di ciò che viene prodotto in Abruzzo, per portare il tutto in Slovacchia, perché in caso di calamità l’azienda sarebbe coperta, sembra sia un segnale sufficiente”.
“L’azienda è nostra – chiude Davide Labbrozzi di Fiom-Cgil – mi prendo la responsabilità delle mie parole: se non ci saranno cambiamenti, occuperemo la fabbrica”.

Sulla questione scende in campo anche il Comune di Atessa. "L'amministrazione comunale di Atessa esprime la propria solidarietà e la propria vicinanza ai lavoratori dello stabilimento metalmeccanico della Honeywell - si fa presente in una nota -. In queste ore i lavoratori sono in sciopero per difendere il proprio posto e il proprio futuro, non solo occupazionale. Il timore è che la multinazionale statunitense voglia smantellare e chiudere la sede di Atessa, dove vengono realizzati componenti per auto, per aprire altrove. Evenienza da scongiurare. Bisogna mettere in campo – dice l'amministrazione di Atessa – tutte le azioni necessarie ad evitare che la fabbrica di contrada Saletti venga smantellata. Si tratterebbe di un dramma per il territorio e per tante famiglie. La Honeywell è stata un fiore all'occhiello a livello produttivo fino al 2008, poi la crisi e il ridimensionamento. Adesso la situazione va costantemente monitorata e bisogna aprire un tavolo, in cui coinvolgere le istituzioni e a cui l'amministrazione chiede di essere presente, per capire quali siano le reali intenzioni della proprietà e come si possano evitare drastiche e dannose decisioni". 11 luglio 2017 



Nelle foto: in alto lo sciopero dei lavoratori; in basso i sindacati in conferenza stampa
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