La corsa allo scranno della Presidenza della Regione Abruzzo continua a svolgersi su un sentiero impervio lastricato di liste civiche tra un candidato semi sconosciuto per il centrodestra, Marco Marsilio; un volto stranoto del Pd, quello di Giovanni Legnini, che si definisce "antisistema" per il centrosinistra, ed il nome quasi scontato di Sara Marcozzi per il Movimento 5 Stelle. E intanto qualcuno batte in ritirata all'ultimo momento.
A 24 ore dalla scadenza per la presentazione delle liste, infatti, i movimenti civici "cercano casa", costretti a bussare alle diverse porte dopo l'uscita di scena di Fabrizio Di Stefano. L'ex parlamentare di Forza Italia, oltretutto, era stato il primo ad ufficializzare la sua candidatura lanciando le Civiche per l'Abruzzo.
Ma l'abbandono di Di Stefano crea non pochi problemi anche ai centristi: dopo il veto della Lega alla candidatura del consigliere di Abruzzo Civico, Andrea Gerosolimo; Udc, Democrazia cristiana e Movimento Idea potrebbero tentare anche alleanze "inedite" con il centrosinistra. Un'ipotesi che andrebbe ben oltre ogni più rosea aspettativa di Legnini che ha deciso di puntare tutto sulle nuove alleanze, precisando come "il baricentro del progetto politico sarà costituito da liste nuove, liste civiche. Abbiamo chiesto al Pd e alle altre forze del centrosinistra di far parte di questo progetto, di sostenerlo, di rafforzarlo, ma di non essere rappresentativi del baricentro del progetto". Il Pd c'è, eccome se c'è, ma è meglio si veda il meno possibile, in sostanza.
Dal canto loro, i centristi, dopo l'ultima riunione si sono detti pronti ad esaminare proprio questa possibilità: "Non posso dire né come né dove, ma ci saremo", ha assicurato il deputato Gianfranco Rotondi, presidente della rinata Democrazia cristiana, dopo l'incontro con il segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa e il Movimento Idea del senatore Gaetano Quagliariello.
Nel frattempo Marsilio, che continua il tour abruzzese dettato da una fitta agenda, si lascia andare a qualche considerazione dopo le critiche espresse da Di Stefano: "Per certi verso comprendo anche umanamente il momento difficile, di delusione, di Fabrizio Di Stefano che ha coltivato per mesi il sogno e l'ambizione di poter essere il presidente della Regione. Aveva anche tutte le caratteristiche e i titoli di poter presentare legittimamente la sua candidatura", e non si lascia sfuggire l'occasione di lanciare un appello ai dubbiosi, "chiedo agli amici di Di Stefano di valutare la qualità delle nostre idee, a dare anche contributi per formare una squadra sempre più forte per governare l'Abruzzo del futuro".
Nella partita all'incetta di liste civiche tra centrodestra e centrosinistra, intanto, il Movimento 5 Stelle sembra andare avanti a vele spiegate per la strada tracciata.
“La Lega in Abruzzo ha scelto Forza Italia, ha scelto di stare con Berlusconi, ha scelto un candidato presidente non abruzzese, un 'console' romano che probabilmente pensa di governare l’Abruzzo come se si trattasse di una provincia periferica di Roma. Non funziona così - ha detto Sara Marcozzi -. Il centro sinistra ha scelto un candidato del Partito democratico, eletto due volte senatore con il Partito democratico, nominato due volte sottosegretario con il Partito democratico, nominato al Csm grazie al Partito democratico. Entrambi i candidati, del centrodestra e centrosinistra, nascondono i loro simboli, forse si vergognano di ricordare agli abruzzesi che sono proprio loro gli stessi che hanno distrutto il Paese, che hanno distrutto l’Abruzzo".
A sua volta il segretario regionale del Partito democratico, Renzo Di Sabatino, solleva il caso della candidatura "blindata" di Sara Marcozzi, che correrà non solo per la carica di governatore del M5S, ma anche per quella di consigliere regionale nel collegio di Chieti. Cosa, per altro, non comunicata ufficialmente dai 5 Stelle: "La candidata presidente Sara Marcozzi - incalza Di Sabatino - non ci venisse a dare lezione di democrazia. Dopo avere ottenuto la candidatura a presidente dando una spallata a chi aveva vinto le primarie, ovvero Domenico Pettinari, adesso si riserva una poltroncina sicura candidandosi consigliera nella lista di Chieti. Parliamo di numeri - insiste il segretario del Pd -: se loro sono 29 in lista, e non 30, è perché la Marcozzi ha deciso di riservarsi un bel "paracadute" in caso di sconfitta". Il segretario del Pd ricorda che il candidato governatore che arriverà terzo nella consultazione elettorale del 10 febbraio non siederà sui banchi del consiglio regionale: "Ed è forse proprio perché Marcozzi ha capito che la vera sfida sarà tra Legnini e un catapultato da Roma - continua Di Sabatino - che ha deciso di garantirsi il posticino per altri cinque anni".
Stoccate a parte, l'orologio continua a camminare ed entro sabato è necessario che tutti siano rientrati nei ranghi. Vecchie e nuove alleanze, per allora, saranno già collocate nei rispettivi contenitori e, finalmente, scatterà l'ultimo conto alla rovescia. Con un esercito di candidati...
11 gennaio 2019
Cronaca L'Aquila
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