Il Governo impugna legge regionale su taglio confini Parco Sirente Velino. 'Anticostituzionale'

No alla sforbiciata del Parco regionale Sirente Velino.

Lo ha deciso il Consiglio dei ministri che ha impugnato la legge regionale numero 14 dello scorso 8 giugno sulla riperimentazione dell'area protetta, perché "talune disposizioni – recita un comunicato di esito della seduta - si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di aree naturali protette e in materie di ordine pubblico e sicurezza e violano l’articolo 117 della Costituzione”.

La norma di revisione dei confini, con il placet della maggioranza di centrodestra giunto dal Consiglio regionale, è stata adottata lo scorso 18 maggio, generando contestazioni e polemiche feroci. Sono stati tolti dal Parco circa 6.400 dei complessivi 54.361,22 ettari di un posto che annovera Zone speciali di conservazione (Zsc), una Zona di protezione (Zps) e diversi Siti di interesse comunitario (Sic), istituiti dall'Unione Europea. Ora gongolano gli ecologisti e i gruppi di opposizione in Regione. "Non si può governare togliendo le protezioni agli ultimi ambienti naturali - afferma Augusto De Sanctis, della Stazione ornitologica abruzzese -. Noi  - aggiunge -  abbiamo avvisato immediatamente la Regione sulle criticità del provvedimento rispetto alle misure di conservazione della fauna protetta a livello comunitario. Tutto inutile. Adesso - sollecita - la Regione torni sui suoi passi e ripristini i confini del Parco senza aspettare la decisione della Consulta". Molteplici i problemi portati alla luce.

"Prima di tutto quello della tutela delle specie d'interesse comunitario, dal rarissimo lanario all'aquila reale, dal gracchio corallino alla coturnice. E poi - si fa presente - non si può ridimensionare un parco ed eliminare i vincoli quando il territorio è sempre più cementificato e impoverito, come dimostrano i dati Ispra sul consumo di suolo e la vulnerabilità a frane, alluvioni, perdita di biodiversità". Per Legambiente "questa impugnativa rappresenta una sonora bocciatura per la Regione Abruzzo. Se ne prenda atto e lavoriamo per la trasformazione del Sirente Velino in Parco nazionale". 

"Abbiamo cercato il dialogo con la Regione in tutti i modi - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale Wwf -. Una petizione con 125.000 firme e un appello sottoscritto da 50 personalità del mondo dei parchi, della ricerca e della cultura non sono bastati a fermare le decisioni della Giunta che ha scelto la strada della modifica normativa. Arriva così un primo sonoro stop per l'impostazione data alla gestione del Parco che viene giustamente riconosciuto come un bene di tutti". Il  Wwf "invita il Consiglio regionale a riformulare una legge nata sbagliata e che non potrà portare alcun beneficio al territorio e alle popolazioni che lo abitano".

Per il consigliere regionale dei 5Stelle, Giorgio Fedele, l'impugnazione rappresenta "l’incapacità del centrodestra a governare" si augura che quanto accaduto sia  "per Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia un input a rivedere una legge che, così com’è oggi, è solo una sciagura". Sinistra Italiana, con una nota a firma di Enrico Perilli, Stefano Lucantonio e Pierluigi Iannarelli, evidenzia che "tanto tuonò che piovve" e invita il neo presidente del Parco, Francesco D’Amore, che ha contribuito alla formulazione della legge, ad "autosospendersi dalla carica". Miche Fina, segretario del Partito democratico, tuona che l'impugnativa "è evidentemente il frutto dell’inconsistenza dei partiti del centrodestra regionale, del livello dei rapporti con i loro referenti nazionali. Ora ci interessa interloquire con i sindaci - afferma - per capire le ragioni che hanno portato a questa scelta, e se c’è un’altra strada per raccogliere le loro esigenze". 23 lug. 2021

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