Incidente con morti alla Esplodenti Sabino a Casalbordino: fabbrica sotto sequestro. I sindacati scrivono a Mattarella
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E' sotto sequestro lo stabilimento della Esplodenti Sabino, situato in contrada Termine a Casalbordino (Ch). Dopo la deflagrazione di ieri mattina, in cui sono rimasti uccisi tre operai, l'intera azienda ha subito lo stop della magistratura. Sigilli, al momento, a tutta la fabbrica.

Dove, da stamattina, sono in azione gli artificieri dell'Esercito, arrivati da Foggia, per capire come e quando procedere alla bonifica dei luoghi dove si è verificato il disastro.

Vittime dello scoppio, avvenuto mentre smontavano del munizionamento, sono Gianluca de Santis, 40enne, di Palata (Cb); Fernando Di Nella, 62 anni di Lanciano (Ch), e Giulio Romano, 56 anni, residente a Casalbordino (Ch). Che - viene puntualizzato dalla ditta di esplosivi - erano "esperti formati e informati dei rischi connessi allo svolgimento delle loro mansioni". 

La commessa sulla quale erano al lavoro i dipendenti morti era da parte di una società controllata dal ministero della Difesa, l’Agenzia Industrie Difesa, così come spiegato da una nota della stessa azienda. Uno dei corpi è stato dilaniato dallo scoppio, che si è sentito a chilometri di distanza.

Le salme sono state recuperate ieri sera e portate all'obitorio dell'ospedale di Chieti, in attesa dell'autopsia che sarà eseguita dal medico legale Pietro Falco che ha già effettuato ieri, dopo la tragedia, i primi accertamenti sul posto. Le operazioni peritali sulle salme dovrebbero riprendere la prossima settimana. Quasi certamente, infatti, la Procura di Vasto (Ch), che ha aperto un fascicolo sull'accaduto, affiderà lunedì l'incarico. Saranno presenti anche esperti del Ris, per i rilievi che dovranno essere effettuati sulle polveri esplose. Le indagini sul disastro sono state affidate ai carabinieri.

Sull'accaduto Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "L'incremento degli infortuni e di malattie professionali non sono numeri - affermano i sindacalisti -: ci consegnano la dura realtà di un Paese che non riesce a fare fino in fondo i conti con la prevenzione, con la garanzia della salute e della sicurezza in ogni luogo di lavoro. C'è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento. Abbiamo presentato al governo una specifica piattaforma unitaria - fanno presente - senza aver ricevuto adeguate risposte. E' il momento di un'azione straordinaria corale per raggiungere l'obiettivo di zero morti sul lavoro". 

"Infortuni così gravi se si ripetono è perché non si è fatto nulla, sono la cartina tornasole delle condizioni di lavoro, e non chiamiamoli incidenti, sono crimini. Alle famiglie dei lavoratori coinvolti esprimiamo tutta la nostra vicinanza", afferma la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David -. Riprendendo le parole del nostro presidente della Repubblica "i morti sul lavoro di queste settimane ci dicono che non stiamo facendo abbastanza", ricordiamo - sottolinea Re David - che in questa fabbrica il 21 dicembre 2020 persero la vita altri tre operai. Chiediamo - rimarca - un’immediata intensificazione dei controlli a partire proprio da quei luoghi di lavoro in cui si sono già registrati degli incidenti gravi e in cui si svolgono lavorazioni ad alto rischio". Inoltre, aggiunge, "serve una Procura nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, perché nessuno resti impunito. Infine, chiediamo urgentemente un tavolo di confronto su salute e sicurezza".

Va giù duro Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista: "La notizia di un nuovo incidente alla Sabino Esplodenti mi riempie di indignazione e rabbia. Dopo circa un mese dall’esplosione del 21 dicembre 2020, io e Augusto De Sanctis, del Forum Acqua Abruzzo, presentammo tre corposi esposti alla Procura di Vasto per segnalare una serie di incongruenze sulle autorizzazioni ambientali e sugli adempimenti in materia di sicurezza che hanno contribuito all'apertura di un'inchiesta con il sequestro dell'azienda. E' pazzesco - continua - che con un processo imminente sulla precedente strage sia stata sciaguratamente consentita la riapertura del sito con una procedura semplificata. La Regione Abruzzo ha persino deciso di non assoggettarla alla procedura di Via fermandosi al mero screening nonostante puntuali osservazioni di associazioni e della stessa Provincia di Chieti in cui si sollevavano pesanti questioni a cui non è stata neanche data risposta. Avevamo già segnalato - continua - la colpevole negligenza di tutte le autorità competenti, dalla Prefettura al Comune, per uno stabilimento che è classificato ad alto rischio sulla base della Direttiva Seveso ma è incredibile che si sia consentito di riprendere l'attività. Per dire, poco fa sono andato a controllare i siti web istituzionali di Prefettura e Comune e non sono riuscito a trovare l'obbligatorio Piano di Emergenza Esterno che tutti i cittadini dovrebbero conoscere in caso di criticità. Un documento fondamentale, che la Prefettura deve predisporre, da rinnovare e aggiornare ogni tre anni tanto è importante. Tra l'altro mi pongo una domanda: esiste? Ricordo che anche tre anni fa avevamo riscontrato e segnalato questa assenza. Ci evitino lacrime di coccodrillo e comunicati di cordoglio. Politica e istituzioni sono corresponsabili della strage".  14 set. 2023

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Foto ANDREA FRANCO COLACIOPPO

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