Fu condannato a morte in Thailandia. Ora l'agronomo abruzzese Denis Cavatassi torna in liberta'
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Era stato condannato a morte, ora torna in libertà. Dopo sette anni finisce il calvario di Denis Cavatassi, agronomo 51enne di Tortoreto, detenuto da tempo in Thailandia, dove era stato accusato di essere il mandante dell'omicidio di un socio e per questo gli era stata inflitta la pena capitale. Oggi, dopo una lunga battaglia, l'assoluzione, da parte della Corte Suprema. 

L'uomo arriva in Thailandia nel 2009, dove incontra Luciano Butti, proprietario di una guest house a Phiphi Island devastata dallo tsunami. Accetta di aiutarlo a ricostruire, investendo qualche migliaio di euro, in cambio di una partecipazione nella società. Il 15 marzo del 2011 Butti viene ucciso da quattro colpi d'arma da fuoco mentre viaggia in scooter. La polizia arresta tre thailandesi, tra cui un cameriere del ristorante gestito da Cavatassi e, quando quest'ultimo va in commissariato per il riconoscimento del cadavere dell'amico, offrendosi di collaborare alle indagini, l'abruzzese viene arrestato. Subito dopo viene rilasciato su cauzione, in attesa di giudizio. Nel 2015, in primo grado, Cavatassi è condannato a morte, sentenza confermata in secondo grado nel 2017, dopo due processi che i familiari denunciano senza prove e pieni di errori e equivoci, perché - affermano - il loro congiunto non vantava crediti con la vittima. 

A gennaio 2017 Cavatassi viene quindi rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, dove condivide una cella con altri 45 e per il primo mese resta in isolamento con le catene ai piedi, prima di riuscire ad ottenere le prime visite dei familiari e dell'ambasciatore italiano a Bangkok, Lorenzo Galanti, come racconta la sorella Romina. In tutti questi anni la famiglia ha portato avanti la sua battaglia legale, incontrando anche i rappresentanti delle istituzioni come il presidente della Camera, Roberto Fico, ed il direttore generale per gli italiani all'estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali. La vicenda è stata seguita anche dal presidente della commissione Diritti umani, Luigi Manconi, che ha denunciato le torture subite da Cavatassi. Questa mattina la Corte Suprema thailandese ha annullato le precedenti condanne. E Cavatassi può rientrare in Italia, come conferma il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi. "Gli italiani in difficoltà all'estero devono sapere che possono sempre contare sull'assistenza e l'aiuto efficace della Farnesina. Nessuno viene lasciato solo, pur nell'inevitabile riserbo che la delicatezza di tante situazioni impone", dice Moavero. 

La complessa vicenda è stata seguita sin dal primo momento e costantemente dall'ambasciata d'Italia a Bangkok che, in stretto raccordo con il ministero degli Esteri, ha assicurato l'assistenza al connazionale e l'interlocuzione con le competenti autorità thailandesi. "Quando il nostro Paese lavora in maniera compatta per un risultato riesce sempre a raggiungerlo", sottolinea il presidente della Camera Roberto Fico. "Posso immaginare quanto la decisione odierna abbia riempito di gioia Denis e i suoi cari. Spero di poter accoglierlo presto qui", conclude.  "Ho sempre creduto nell'innocenza del nostro corregionale ed esprimo a nome di di tutto l'Abruzzo la gioia di poterlo finalmente riavere tra noi", dichiara il presidente vicario della Giunta regionale dell'Abruzzo, Giovanni Lolli.

"Sono finalmente libero", queste le prime parole di Cavatassi. "Ho ricevuto un vocale whatsapp alle 5-30 ora italiana - racconta la sorella Romina -. Non riesco ancora a crederci. Stiamo aspettando di sentirlo, ormai è questione di poco. Spero rientri prima di Natale". I genitori
17 dicembre 2018

Denis Cavatassi nelle foto

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