"Nessun ritardo nell'attivazione del coordinamento dei soccorsi". Hanno preso il via questa mattina, a Pescara, gli interrogatori dei 23 indagati per il disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pe), avvenuto il 18 gennaio scorso e in cui  morirono in 29. Dall’inchiesta della Procura di Pescara, avviata dopo la tragedia, sono scaturite diverse ipotesi di reato quali omicidio colposo plurimo, lesioni plurime colpose, crollo colposo, abuso d'ufficio, falso ideologico, rimozione ed omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. L'albergo fu trascinato via da una valanga che si abbattè sulla struttura, portando distruzione e lutti.

E' stato l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, a finire, oggi, per primo davanti ai pm Massimiliano Serpi e Andrea Papalia, titolari dell'inchiesta. Secondo l’accusa Provolo attivò in ritardo il Centro coordinamento dei soccorsi, soltanto alle 12 del 18 gennaio, poche ore prima della valanga (ipotizzata verso le 16.40 circa), nonostante l'allerta meteo in atto da giorni e nonostante che una convenzione con la Provincia di Pescara prevedesse, in caso di emergenza, l'utilizzazione di una sala operativa comune.

Dopo oltre due ore di interrogatorio l’avvocato difensore dell’ex prefetto, Giandomenico Caiazza è uscito soddisfatto: "La documentazione che abbiamo consegnato riguarda l'effettiva avvenuta convocazione del centro di coordinamento soccorsi, già alle 10 della mattina del 16 gennaio e non il 18 a mezzogiorno come la Procura era stata indotta a sostenere fino a questo momento. La documentazione consegnata, a nostro avviso, chiarisce in modo definitivo la piena correttezza dell'operato del prefetto".

Non solo Provolo. Per lo stesso filone d'inchiesta sono inquisiti anche il capo di gabinetto della Prefettura, Leonardo Bianco, e la coordinatrice della sala operativa Ida De Cesaris. Quest’ultima ha scelto di non comparire in Procura, mentre Bianco si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Per il 13 dicembre sono fissati nuovi interrogatori, a cui ne seguiranno altri, a mano a mano, fino al 20 dicembre: in lista ci sono Paolo D'Incecco, dirigente del settore Viabilità e referente di Protezione civile della Provincia di Pescara; Mauro Di Blasio, responsabile degli stessi servizi; Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara; Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale. Il presidente della Provincia, Antonio Di Marco ha  già preannunciato, tramite i suoi legali, di non essere intenzionato a comparire davanti ai magistrati.

Nella giornata di giovedì 14 dicembre ci sarà il turno di interrogatori per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, dell'ex sindaco Massimiliano Giancaterino e dei tecnici comunali Luciano Sbaraglia e Enrico Colangeli, indagati anche per crollo colposo, in relazione all'attività omissiva per la mancata adozione del nuovo piano regolatore generale nel loro Comune.
Il 19 dicembre toccherà all'ex sindaco Antonio De Vico insieme ai dirigenti regionali Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio, indagati per la mancata realizzazione della Carta per il pericolo delle valanghe.

Nell’ultima giornata, salvo imprevisti, compariranno davanti ai magistrati Marco Paolo Del Rosso, l'imprenditore che chiese l'autorizzazione a costruire il resort, e Antonio Sorgi, responsabile della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo, indagati anche per abuso e falso ideologico, insieme al tecnico comunale Colangeli, in relazione al permesso rilasciato nel 2006 per la ristrutturazione del complesso alberghiero.

Saranno anche ascoltati Bruno Di Tommaso, amministratore unico della società Gran Sasso Resort & Spa Srl; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; e Giuseppe Gatto, il tecnico che ha redatto la relazione allegata alla richiesta dalla società. 11 dicembre 2017

Alessandro Di Matteo

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