Estrazione gas a Bomba. 'Troppi rischi, subito ricorso al Tar'

Bomba (Ch) alza nuovamente la voce contro il progetto di estrazione di gas, stavolta portato avanti dalla LNEnergy. Ieri sera, al Museo, assemblea molto partecipata, convocata dal Comitato Gestione partecipata del territorio e dal Comune, che da anni si oppongono ad un’iniziativa considerata dannosa e pericolosa. Sala gremita, con cittadini, attivisti e una decina di sindaci del comprensorio, che hanno ribadito che la mobilitazione non intende fermarsi.

Il progetto della multinazionale, inserito tra gli interventi legati al Pnrr e al Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), ha già ottenuto un parere positivo dal Comitato Via nazionale. Tuttavia il provvedimento non è ancora stato pubblicato in via ufficiale, perché manca il via libera definitivo del ministero della Cultura.

Ma il fronte contrario, ampio, annuncia: “Abbiamo deciso – viene spiegato  – che non appena il decreto sarà reso pubblico presenteremo immediatamente ricorso al Tar. Ci sono diversi vizi di forma e difetti sostanziali nella procedura, su cui intendiamo far leva. Intanto ci stiamo organizzando per sostenere le spese legali con varie iniziative, come il crowdfunding".

Monitoraggio al posto della prevenzione

Al centro del dibattito c’è stata la questione della sicurezza. Il progetto, infatti, prevede un monitoraggio costante dei parametri ambientali e geologici per valutare gli eventuali problemi derivanti dall’attività estrattiva. Una soluzione che i cittadini giudicano inaccettabile. "E' l’esatto contrario del principio di precauzione – è stato sottolineato –. In Europa, quando non c’è certezza scientifica sull’assenza di rischi, un’attività non può essere avviata. Qui invece si procede e si promette di fermarsi se qualcosa dovesse andare storto. Ma in un contesto idrogeologico delicato come quello del lago di Bomba, con frane attive e un territorio ad alto rischio terremoto, se il monitoraggio segnala un'anomalia è già troppo tardi. Si tratta di fenomeni irreversibili: non basta dire che in quel momento ci si fermerà, perché i danni rimarrebbero sul territorio per sempre".

I rischi per l’ambiente e la salute

Gli esperti e i comitati cittadini da anni richiamano l’attenzione sulla fragilità dell’area. Il bacino del lago di Bomba, contenuto tra l'altro da una diga in terra battuta, si trova in una zona caratterizzata da forti instabilità. Studi precedenti hanno segnalato la presenza di faglie attive e una notevole vulnerabilità sismica, che rendono l’attività estrattiva un fattore di ulteriore criticità.

Secondo i cittadini, le estrazioni potrebbero provocare subsidenze, micro-sismicità indotta e variazioni delle pressioni sotterranee, con potenziali ripercussioni sulla stabilità dei versanti che circondano il lago. Oltre al rischio di inquinamento delle falde acquifere e del bacino lacustre stesso, che rappresenta una risorsa per l’intera area.

A preoccupare è anche l’impatto sulla salute pubblica: emissioni CO2, possibile dispersione di gas e alterazioni della qualità dell’aria e dell’acqua. “Si tratta di pericoli concreti – è stato ribadito – che non possono essere minimizzati con un semplice piano di monitoraggio. Le conseguenze ricadrebbero non solo sull’ambiente, ma anche sull’economia locale, che vive di agricoltura di qualità e di turismo naturalistico".

La diga e il fiumiciattolo 

Stigamtizzate anche le parole dell’ingegner Francesco Di Luca, della LNEnergy, che in una riunione di qualche settimana fa a Villa Santa Maria ha affermato: "Se ci dovessero essere problemi alla diga, si creerebbe un fiumiciattolo che farebbe scorrere l’acqua a valle...". Un fiumicattolo? Con 60milioni di metri cubi di acqua contenuti nell'invaso?

La polemica sul ruolo della Val di Sangro

"In questi giorni - è stato fatto presente durante l'assemblea - alcuni esponenti istituzionali e politici vanno sostenendo che il gas estratto a Bomba potrebbe essere utile a sostenere la competitività della Val di Sangro, soprattutto in un momento in cui lo stabilimento Stellantis di Atessa, con migliaia di dipendenti, vive una fase di forte incertezza.

Una tesi fasulla. "E' una follia – stato ribattuto –. Stellantis, in 50 anni di presenza sul territorio, non ha mai chiesto gas, ma infrastrutture adeguate. Il completamento della Fondovalle Sangro, un collegamento ferroviario con il porto di Napoli: sono queste le opere sollecitate e mai realizzate. Pensare che l’azienda automobilistica possa rimanere qui grazie a qualche fornitura di gas è ridicolo. L’impianto Sevel dispone da sempre di una propria turbogas, e il vero problema resta il costo del lavoro".

La questione energia elettrica

Un altro tema sollevato riguarda la gestione dell’energia elettrica prodotta in Abruzzo. “Il nostro territorio – è stato ricordato – produce già grandi quantità di energia rinnovabile. Pensiamo alla grande derivazione per uso idroelettrico di Sant’Angelo, che comprende i laghi di Bomba e Casoli e la centrale di Altino. Da decenni questo impianto, gestito da Acea, immette milioni di kilowattora nella rete nazionale. Ma la Regione Abruzzo non ha mai rivendicato fino in fondo le compensazioni dovute e previste per legge".

Secondo il Comitato, esistono due strade per valorizzare questa risorsa a beneficio della comunità: “La prima è pretendere da Acea i milioni di euro che deve alla Regione per anni di gestione in regime di concessione scaduta e per le compensazioni mai riconosciute. La seconda, ancora più incisiva, è seguire l’esempio dell’Umbria e decidere di non rinnovare la concessione, ma gestire direttamente l’impianto, destinando l’energia elettrica prodotta alle industrie della Val di Sangro. In questo modo si potrebbe davvero sostenere l’economia locale, senza bisogno di trivelle e senza rischi".

Un passaggio che ha suscitato applausi e che mostra come la battaglia contro il gas non sia solo una difesa ambientale, ma anche una proposta alternativa di crescita. “Il futuro – è stato ribadito – sta nelle energie rinnovabili, nella gestione pubblica delle risorse e nella capacità di trasformare i nostri beni comuni in opportunità. Offrire a Stellantis il gas di Bomba è una trovata propagandistica: offrire energia rinnovabile a basso costo, invece, sarebbe una scelta concreta e lungimirante".

Le prossime mosse

L’assemblea, terminata ben oltre le 23, ha sancito un fronte comune: ricorso immediato al Tribunale amministrativo regionale e nuove mobilitazioni popolari. Striscioni, campagne di informazione e manifestazioni sono già in preparazione, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione e respingere un progetto giudicato "dannoso, inutile e in contrasto con le reali esigenze della Val di Sangro". 22 sett. 2025

SERENA GIANNICO

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