Lanciano. Maxi processo scandalo lenzuola Asl: tutti assolti

Su quel che fu definito maxi scandalo delle lenzuola alla Asl di Lanciano Vasto Chieti il sipario è calato dopo 8 anni. 

Il processo si è concluso, qualche giorno fa, quando era oramai prescritto e con l’abuso d’ufficio abrogato dallo Stato lo scorso luglio. Un caso clamoroso incardinato dalla Procura di Lanciano (Ch) nel 2017 finito con un nulla.

Era il 6 marzo, quando la vicenda prese avvio, con nomi eccellenti nei guai:l’imprenditore lancianese Antonio Colasante, agli arresti, come pure la dirigente Asl, Tiziana Spadaccini, di Vasto. L'altro ieri i fatti sono approdati per l’ultima battuta dinanzi al tribunale di Lanciano, presidente Maria Rosaria Boncompagni, giudici a latere Maria Teresa Pesca e Stefania Cantelmi. Prescritti i reati contestati; l’abuso d’ufficio poi è stato cancellato per l’intervenuta abolizione del reato e il peculato per l’abrogazione. Stessa richiesta è stata avanzata dal pm Elena Belvederesi.

Maxi processo chiuso, quindi, oltre che per Colasante, anche per i coimputati della Asl. L’ex manager Pasquale Flacco, la dirigente Tiziana Spadaccini, Stefano Maria Spadano, direttore affari generali e legali e il funzionario economale Rita Pantaleone. Colasante aveva già incassato un primo e ampio proscioglimento dalla sola accusa iniziale di riciclaggio di danaro sul surplus di liquidazione a Publiclean di 2.130.490 euro, su 4,5 milioni totali: un 20% in più del dovuto dal 2009 al 2015 attraverso sospette fatture irregolari non accompagnate da bolle. Soldi, venne allora contestato, utilizzati per acquistare una villa a Porto Cervo. Ma non era così. Con Colasante prosciolti, perchè il fatto non sussiste, anche quattro amministratori della sua ciclopica holding. Nella prima trance processuale erano già finiti a processo per abuso d’ufficio, appunto, manager e dirigenti e funzionari Asl, poi nel concorso per abuso esterno è rientrato anche Colasante con processo unificato, quello che ieri si è definitivamente concluso. Dunque l’odissea giudiziaria è giunto al capolinea per tutti i membri Asl e per Colasante, re nazionale dei servizi di lavanolo in diverse altre Asl.

Soddisfatto della sentenza, il collegio di difesa composto dagli avvocati Franco Coppi, Giuliano Milia, Massimo Biscardi, Augusto La Morgia, Angelo D’Angelo, Alessandro Orlando e Gianluca Ursitti, che nelle precedenti udienze ha smontato le accuse. Sin dalla fase d’indagine, gli imputati Asl, avevano decisamente negato di aver commesso reato per avvantaggiare patrimonialmente Colasante. Rientrato dalla finestra nel reato d’abuso lo stesso Colasante sostenne con tranquillità: "L’abuso non attiene a un privato". Adesso non esiste porprio più. La Asl, patrocinata dall’avvocato Domenico Cianfrone, aveva chiesto danni patrimoniali per 2 milioni e 130 mila euro, più un milione per l’immagine. 14 feb. 2025

WALTER BERGHELLA

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