In ricordo del pittore Umberto Ranieri, performance e spettacoli. 'E intanto gli assassini sono liberi'
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Gli hanno dedicato una performance con installazioni interattive, nel giorno in cui, il 12 aprile, quella performance avrebbe dovuto portarla in scena lui che, invece, il 17 marzo scorso è stato ferocemente aggredito a Roma dove è morto, il 20 marzo, in Rianimazione, per le terribili lesioni alla testa. Gli amici hanno voluto ricordare così Umberto Ranieri, in arte Nniet Brovdi, pittore, di 55 anni, originario di Paglieta (Ch) e ucciso nella capitale, dove viveva da decenni.

La performance, a cura di Benedetta Dosa, tenuta al Macro Museo di Roma, all'interno del progetto "Oltre - diario di un presunto fallimento" e dal titolo "Don't cry for me, I like your smile", ha visto all'opera gli artisti Kristien De Neve, Laura Della Gatta e Salvatore Travascio, che si sono confrontati "sulla intricata rete di relazioni sulla quale la nostra società si costruisce", "sugli ostacoli del vivere comune", su "dissonanze e armonie e modalità relazionali contrapposte, sullo “sforzo umano di andare oltre". Un progetto a cui anche Ranieri stava partecipando, con il suo "My holy dirty book (Noli me tangere)", "ma poi – ricordano gli amici – è stato vittima di un inspiegabile e violento attacco da parte di un gruppo di ragazzi. E' stato trasportato all'ospedale San Giovanni in gravissime condizioni". Dopo essere stato trovato, in largo Preneste, in una pozza di sangue e col cranio sfondato. "I colpevoli dell'accaduto – aggiungono gli amici – sono ancora sconosciuti e le ragioni del brutale gesto sono avvolte nel mistero. La sua scomparsa è una tragica perdita, che rimane incomprensibile".

Per ciò hanno voluto "celebrare il suo lavoro, in memoria dell'amico e performer...". Per l'occasione sono state esposte  opere pittoriche, stampe, installazioni, ed è stata proiettata una selezione dei suoi video. Ci sono stati anche i suoi versi a far presa sui visitatori. Nell'evento è stato coinvolto il pubblico, tra cui c'erano i familiari di Ranieri, arrivati appositamente. 

"E' stata una sofferenza immane – racconta la zia, Maria Addolorata Ranieri – recarmi alla mostra e sapere che mio nipote non sarebbe stato lì presente. E intanto gli assassini sono ancora liberi. Quando è nato mio nipote - rammenta - io avevo 5 anni e andavo all'asilo. Me lo mettevano in braccio in fasce e la sera, prima di andare a dormire, gli davo il decottino di malva. Siamo cresciuti come fratello e sorella. Ero il suo punto di riferimento, e anche lui lo era per me". A lei ha fatto l'ultima chiamata, annunciando che usciva per una passeggiata, prima che venisse ammazzato.

Anche a Lanciano, nei locali della Casa di conversazione, il 6 aprile, c'è stato uno spettacolo dedicato a lui, dal titolo "Pallotte",  di e con Stefano Di Matteo e Gabriele Tinari, a cui Ranieri è stato sempre molto legato, anche professionalmente. Le musiche sono state composte da Carlo Pellicciaro. 

".. La mia fragilità è la mia forza – scriveva Nniet Brovdi nella poesia "Siamo così belli... Possiamo esserlo di più" -. La mia oscurità è la mia forza/che cerca una possibile luce. Torno a casa./Una casa ce l'ho/ Qui, Lì, in questo luogo/in quel luogo. Non importa./Nella mia casa dove c'è il silenzio e la speranza della fine dell'inverno/Io posso coltivare i fiori della pazienza... Dimenticare i luoghi. Io non vivo più qui. Questo è un passaggio...".

Serena Giannico

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