Abruzzo. Viadotti A24 e A25 nel degrado. La Finanza sequestra beni per quasi 27 milioni ai vertici di Strada dei Parchi

Sequestro preventivo di beni per 26.714.224,94 euro.

E' stato eseguito dalle Fiamme gialle nei confronti di quanti "hanno ricoperto ruoli apicali nella società "Strada dei parchi" e nelle due società collegate, Toto Costruzioni e Toto Holding, e sono indagati per la mancata manutenzione dei viadotti, di rampe e attraversamenti dell'A24 e dell'A25, catapultandoli "in stato di forte degrado". Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, che ha accolto le richieste dei pm Laura Colica e Silvia Scamurra, "al termine delle complesse investigazioni originate da alcune segnalazioni che denunciavano lo stato di evidente usura delle pile dei viadotti della A24 e A25 e in particolare di quelli ricadenti nel territorio della provincia di Teramo".

I sequestri effettuati dalla Finanza, dopo certosini accertamenti e verifiche, nei confronti degli indagati Lelio Scopa, presidente del Cda di Strada Parchi; Cesare Ramadori, amministratore delegato; Mauro Fabris, vicepresidente del Cda; Igino Lai, direttore generale, e dei procuratori e direttori operativi Carlo Marco Rocchi e Gabriele Nati. La Procura di Teramo contesta reati quali inadempimento di contratti di pubbliche forniture, per non aver adempiuto quindi agli obblighi di manutenzione ordinaria, attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, abuso d'ufficio continuato.

L'inchiesta riguarda i viadotti della tratta teramana della autostrada A24/A25, ossia San Nicola, Grotte, San Nicola 1, San Nicola 2, Cerchiara, Cretara, Biselli, Collecastino, Temperino. Secondo quanto si legge nel provvedimento della Procura, gli indagati "facevano mancare opere necessarie ad un pubblico servizio non assicurando la funzionalità e l'esercizio in sicurezza dell'infrastruttura A24 nella tratta teramana da Isola del Gran Sasso Colledara".

 "La grave situazione accertata a partire da settembre 2018 ad oggi delle opere d’arte dei 7 viadotti teramani è stata evidentemente causata dalla totale inadempienza, dal 2009 ad oggi, da parte della concessionaria autostradale degli obblighi di manutenzione ordinaria sulle opere d’arte discendenti dall’atto concessorio – scrive la Finanza in una nota -. Le uniche opere di manutenzione ordinaria svolte dalla concessionaria Strada dei Parchi spa hanno riguardato negli anni la pavimentazione, il verde, le segnaletiche e non le parti strutturali dei viadotti (cassoni, pile e appoggi e ritegni antisismici). I citati interventi di manutenzione ordinaria sulle opere d’arte sono stati effettuati a partire dal 2018 e neppure a spese della concessionaria perché sono stati utilizzati contributi statali, erogati in base ai provvedimenti successivi ai fatti di Genova". 

Sono tre le Procure che si occupano dei cavalcavia che rischiavano di sbriciolarsi e cioè quella di Pescara per la A25, e dell'Aquila e di Teramo per la A24. Di recente, dalla Procura dell'Aquila, è stato chiesto il rinvio a giudizio per Carlo Toto, azionista di maggioranza Toto Holding e dunque di Strada dei Parchi; Gianfranco Rapposelli, amministratore delegato "Infraengineering srl"; Igino Lai, direttore generale di esercizio di Strada dei Parchi, e Cesare Ramadori, amministratore delegato di Strada dei Parchi, accusati a vario titolo di inadempimento di contratti dei pubbliche forniture, frode nelle pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. E indice puntato su Rapposelli perché nonostante le evidenze dei problemi rilevati "anche con grado massimo della scala di difettosità", le conclusioni dei rapporti negavano inspiegabilmente la necessità di interventi, arrivando pertanto ad occultare, dal 2009, anno del terremoto che ha devastato l'Aquilano, da parte di Strada dei Parchi Spa, il rispetto agli obblighi assunti da contratto. Su taluni viadotti allo scopo di celare i presunti inadempimenti sulla la manutenzione ordinaria e comunque per poterli eseguire, sarebbero stati utilizzati fondi pubblici stanziati per l’urgente messa in sicurezza antisismica, anziché denaro proprio.

Nove le opere per le quali la magistratura dell'Aquila ha rilevato segni di pericolo: rampa svincolo Tornimparte; viadotto Fornaca zona Lucoli; ponte strada regionale 615 Monteluco; viadotto Raio (Fosso Vetoio); viadotto che si affaccia sulla statale 17 interessato lo scorso anno dalla caduta di frammenti di cemento; viadotto che si affaccia su San Sisto; viadotto Vigne Basse (Tornimparte) ed infine Costa del Mulino, ad Assergi. Secondo i consulenti della Procura nella rampa di Tornimparte sarebbe stata riscontrata avanzata corrosione armature delle sezioni critiche delle pile, distacco del calcestruzzo, fuoriuscita delle barre armatura con riduzione della sezione resistente delle pile, corrosione integrale barre di armatura in testa alle pile in corrispondenza degli appoggi delle travi di impalcato. La conseguenza afferma l’ accusa: "...Rischio elevato di rottura delle teste delle pile". Anomalie più gravi negli altri viadotti che avrebbero potuto portare alla fuoriuscita dei veicoli per una serie di più fattori quali ad esempio: corrosione delle armature o barre di armature, corrosione e rottura degli apparecchi di appoggio, del distacco di acciaio corroso. Corrosione ad esempio per il viadotto Raio "dei cavi di precompressione interni di alcune travate con rischio molto elevato di improvviso collasso del ponte sotto le azioni statiche e le azioni dei veicoli, in particolar modo dei veicoli pesanti". Non è mancata la "presenza di lesioni in corrispondenza degli appoggi degli impalcati", o alla "corrosione avanzata delle armature a taglio (staffe) in corrispondenza delle estremità delle travi sugli appoggi con grave rischio di rottura improvvisa senza segnali di preallarme per taglio sotto l’azione di carichi statici e da traffico". 

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