Molto più di un polverone quello sollevato da Maria (la chiamiamo con il nome di fantasia che le è stato attribuito) la 26enne di Vasto (Ch) che ha reso noto la sua personale odissea, il percorso a ostacoli che è stata costretta a fare per poter esercitare un suo diritto, stabilito dalla legge 194, ossia interrompere volontariamente la gravidanza.
All’ospedale di Vasto (Ch) non è stato possibile perché i medici sono tutti obiettori, "mi sono sentita a disagio e giudicata”, ha detto. Le sarebbe stato consigliato di andare fuori regione, a Campobasso per esempio, lei però alla fine avrebbe scelto Torino. Ma perché affrontare anche la fatica di viaggi più lunghi quando sarebbero bastati pochi chilometri per raggiungere l’ospedale "Renzetti" di Lanciano (Ch), dove da circa un anno l’interruzione volontaria di gravidanza viene eseguita regolarmente.
La prima domanda, quindi, è: come mai nessuno ha dato a Maria le informazioni corrette, indirizzandola all’ospedale più vicino? Che cosa non ha funzionato in un percorso che per la sua specificità dovrebbe essere chiaro e pure gentile, che dovrebbe spiegare e accompagnare con professionalità, competenza e sensibilità. Invece da questa situazione emergono superficialità e mancanze. Comunque al di là delle ipotesi e delle considerazioni Maria ha fatto bene a riportare l’attenzione su un problema serio. Ogni struttura pubblica deve essere messa nelle condizioni di assicurare il servizio con medici non obiettori. In Abruzzo le interruzioni di gravidanza sono attive a Lanciano, a Penne, Teramo e Sant’Omero.
“Sono dallo scorso maggio responsabile del Reparto di Ostetricia e Ginecologia del "Renzetti" e da subito mi sono attivata insieme alle colleghe e a tutto il personale per garantire alle donne la possibilità di esercitare un diritto, sancito dalla 194, ripristinando il servizio delle interruzioni volontarie di gravidanza che da qualche anno non venivano più eseguite – spiega la dottoressa Alessandra Ricciardulli –. Ci sono due appuntamenti settimanali che prevedono l’interruzione sia medica che faramacologica entro i 90 giorni così come stabilito dalla legge. Ho fatto anche richiesta alla Asl di potenziare gli ambienti perché seppur riqualificati non sono ancora sufficienti a rispondere alle esigenze delle pazienti, l’obiettivo è quello di avere uno spazio maggiore e anche più privacy per poter offrire un servizio completo ed efficiente. Seguiamo rigorosamente il protocollo che stabilisce un percorso preciso dove non mancano gli incontri e la giusta attenzione e vicinanza nei confronti di chi sta per compiere una scelta importante spesso dolorosa. Ma che deve essere sempre rispettata. Ci sono stati casi di ripensamento, ma quando la decisione è presa noi dobbiamo assicurare il servizio. Si può chiamare direttamente al reparto – continua -, perché sono attive tutte le ostetriche e c’è sempre una che risponde dando tutte le informazioni necessarie e inserisce la paziente in lista per l’intervento. Non capisco come mai la ragazza non si sia rivolta a noi, o in qualche altro ospedale della regione”.
Un’altra domanda sorge spontanea: ma a Vasto funziona un consultorio, luogo deputato a dare risposte e spiegazioni, ad aiutare e a consigliare, visto che in Ospedale i medici sono tutti obiettori. Stessa situazione all’ospedale di Chieti che però ospitando il reparto di medicina prenatale se si verificano problemi gravi per il bambino o per la mamma si procede con aborto terapeutico. “La 194 prevede anche l’interruzione dopo i 90 giorni entro la 22 e 23esima settimana se ci sono patologie del nascituro gravi o se si mette a rischio la salute della madre è consentito l’aborto terapeutico chirurgico. Lavoriamo nel rispetto della legge e delle pazienti con la convinzione che debba essere garantito e non negato il diritto all’autodeterminazione”, conclude la dottoressa Ricciardulli che ha voluto fare chiarezza sull’impegno suo, di altre tre colleghe e di tutto il personale del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Renzetti.
"Nella provincia di Chieti oltre il 90 per cento dei ginecologi si avvale dell'obiezione di coscienza rendendo difficile per le donne accedere all'interruzione volontaria di gravidanza", si legge in una nota della Casa del Popolo La Conviviale, che da settimane sta portando avanti a Vasto la protesta per quanto accaduto.
"Eppure - posegue - secondo la legge 194 del 78, tutti gli ospedali pubblici con un reparto di ostetricia e ginecologia dovrebbero garantire il servizio di Ivg. La Regione e la Asl dovrebbero intervenire per assumere medici non obiettori. E' il momento di tornare in piazza", e per sabato 12 aprile l'associazione ha organizzato una manifestazione per "rivendicare il diritto all'aborto e all'autodeterminazione", invitando tutta la cittadinanza a partecipare. L'appuntamento è alle 18 a Vasto, piazza Barbacane. 04 apr. 2025
PINA DE FELICE
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