Stellantis Atessa. 'La parabola discendente di un'azienda fondamentale per il territorio'

Il movimento civico Progetto Lanciano lancia l’allarme sulla situazione dello stabilimento Stellantis in Val di Sangro (Ch), la più grande fabbrica d’Abruzzo e simbolo della produzione industriale del Centro Sud.

Dopo un anno di cassa integrazione che ha riguardato dai 600 agli 800 dipendenti, la dirigenza dello stabilimento ha stretto un accordo con le sigle sindacali per attivare il contratto di solidarietà: un regime che prevede la riduzione dell’orario lavorativo e, conseguentemente, una decurtazione salariale. "A essere coinvolti non sono più poche centinaia di lavoratori - dice Progetto Lanciano a rotazione, ma la totalità degli addetti: 4.700 persone".

"Nessuno perderà il posto", si sottolinea, ma resta da capire l’entità reale del taglio degli stipendi.

Secondo Progetto Lanciano, il passaggio al contratto di solidarietà sancisce un’ulteriore tappa nella parabola discendente della ex Sevel di Atessa (Ch). Nel 2019 i dipendenti erano oltre 6.700; oggi, cinque anni dopo, sono 2.000 in meno. Una perdita occupazionale che, a conti fatti, significa 44 milioni di euro l’anno in stipendi evaporati dal circuito economico locale. E se nei prossimi due anni i lavoratori subiranno, come previsto, un taglio del 20% degli stipendi, si aggiungeranno altri 24 milioni di euro in meno. La somma complessiva si avvicina ai 68 milioni di euro persi: una cifra che rappresenta oltre il 60% del bilancio annuale del Comune di Lanciano.

A tutto questo si sommano le conseguenze sull’indotto, che nel 2019 contava circa 6.000 lavoratori. Un dato aggiornato non c’è, ma i timori sono forti. “Temiamo possa essere catastrofico”, scrive Carlo Orecchioni, segretario cittadino di Progetto Lanciano. L’effetto domino riguarda il commercio locale, già in crisi, la natalità in calo, l’emigrazione giovanile in aumento. Un’intera area rischia l’impoverimento strutturale.

E proprio come accaduto con la Honeywell – azienda che trasferì all’estero una produzione redditizia lasciando dietro di sé solo macerie – anche nel caso Stellantis si teme un lento disimpegno dall’Italia, a vantaggio di impianti produttivi fuori confine. “Non hanno ridotto il numero di furgoni prodotti”, osserva Orecchioni, “semplicemente li stanno facendo altrove”.

Il movimento civico non propone soluzioni tecniche, ma lancia un appello alla politica, in tutte le sue espressioni, senza bandiere o ideologie: “Alzate la voce, battete i pugni sul tavolo, intervenite per il bene del lavoro e dei lavoratori. Prima che sia troppo tardi”. 09 mag. 2025

SERENA GIANNICO

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