Italia condannata per aver bloccato 'Ombrina Mare'. 'Grave errore adesione a Trattato dell'energia'

Un grave errore, quello, dell'Italia, di aderire nel '97 al Trattato sulla Carta dell'Energia del 1994. Trattato che fu firmato dal governo Berlusconi e ratificato dal governo Prodi. 

Lo rimarcano, in coro, tutte le associazioni ambientaliste dopo la condanna del nostro Paese, da parte di un tribunale privato sovranazionale, al pagamento di un mega risarcimento alla società inglese Rockhopper Exploration, per aver bloccato nel 2016 la piattaforma petrolifera "Ombrina Mare". Rockhopper non era titolare della concessione: era in attesa di essa e ha agito in giudizio quando non l'ha ottenuta. 

"La decisione dell'International Centre for Settlement of Investment Disputes -dice Filomena Ricci, delegato regionale Wwf , - che ha inflitto all'Italia il pagamento di un indennizzo di 190 milioni di euro (più gli interessi al 4 per cento, ndr) a favore della Rockhopper, per aver scelto di difendere la propria costa e il mare davanti all'Abruzzo, dimostra l'assurdità dell'adesione al Trattato".

"Di fatto l'Italia - aggiunge - aderendo ad esso, ha rinunciato a decidere sul proprio territorio. Neppure una legge dello Stato e l'opposizione di un'intera regione riescono a tutelare l'interesse pubblico contro le potenti aziende dell'energia fossile - prosegue il Wwf -. L'opposizione ad Ombrina  fu portata avanti dalle associazioni ambientaliste, dagli enti locali, dalla Regione, da organizzazioni di categoria, oltre che da migliaia e migliaia di cittadini che parteciparono a tantissime manifestazioni scegliendo di far valere le ragioni legate allo sviluppo sostenibile. E' vergognoso che la salvaguardia del territorio finisca per comportare un costo così alto per la collettività".

"L'italia - evidenzia invece Alessandro Lanci, presidente del movimento "Nuovo senso civico" - si è trovata alla sbarra di un tribunale piuttosto informale, gestito da tre avvocati commerciali, senza pubblico, né possibilità di appello. Una multinazionale fa ricorso contro le politiche di uno Stato, utilizzando corti private, più potenti di qualunque tribunale nazionale. Un sistema giudiziario parallelo, quello dell’arbitrato internazionale, reso possibile da oscure clausole inserite negli accordi sugli investimenti che centinaia di Paesi del mondo hanno siglato a profusione negli ultimi vent’anni".

"L'Avvocatura dello Stato - rimarca - ha dovuto provare a giustificare le scelte del Governo di fronte alle accuse di una impresa estera, convinta di meritare risarcimenti multimilionari per l’impatto delle politiche pubbliche sul suo business. Questo sistema costringe – non di rado – i governi a rivedere le proprie decisioni, preoccupati di dover pagare penali troppo alte agli investitori scontenti. Creare una corsia preferenziale capace di elevare il privato al di sopra del potere pubblico è piuttosto rischioso, come oggi constatiamo. Il profitto al di sopra di tutto".

"Ombrina" fu fermata, nel gennaio 2016, da un provvedimento dell'allora ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi che decise di non rilasciare il titolo e di chiudere definitivamente la vicenda. "Un sistema e un esito assai discutibili... E l'Italia - rimarca  il costituzionalista Enzo Di Salvatore, docente all'Università di Teramo e tra i promotori del referendum no triv - bene ha fatto a recedere, nel 2017, dal Trattato. Il punto è che Rockhopper avrebbe potuto benissimo adire il Tar Lazio, ma ha preferito seguire, invece, la strada dell'arbitrato. Se, infatti, avesse promosso un ricorso al Tar sarebbe stata probabilmente soccombente, giacché il nostro ordinamento giuridico tutela il legittimo affidamento di colui che investe sulla base di una concessione già rilasciata (e poi revocata). In questo caso, invece, il Trattato accorda tutela agli investimenti a prescindere dalla esistenza di una concessione; e ciò è discutibile perché investimenti effettuati senza il rilascio di un titolo dovrebbero ricadere nell'alea che sempre accompagna l'iniziativa economica del privato". 

"Grazie al Trattato, da cui oggi diversi Paesi vogliono recedere, - afferma il Forum Acqua Abruzzo - le multinazionali possono fare causa contro leggi dello Stato. Anche uscendo da esso c'è una clausola che permette di fare causa anche per i decenni successivi. Il conflitto viene risolto da un collegio composto da tre arbitri, uno scelto da ciascuna parte e uno collegialmente, selezionati tra un numero limitato di avvocati di pochissimi studi legali internazionali. A livello internazionale c'è un enorme dibattito su questo Trattato: molti sostengono che va a rallentare gli sforzi per uscire dalle fossili perché i Paesi hanno paura di dover pagare i petrolieri.  Ci sono decine di cause in corso - ricorda il Forum Acqua - che vedono spesso soccombere gli Stati. Ed è diffusa la preoccupazione che varare leggi per contrastare la crisi climatica in atto, potrebbe portare al paradosso di veder moltiplicare le cause da parte di petrolieri ed affini per decine di miliardi".

"Andrebbero processati per alto tradimenti i dirigenti ministeriali e i politici che hanno sottoscritto il Trattato della Carta dell'Energia negli anni '90 - attacca Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, candidato di Unione Popolare con de Magistris - . Ancora una volta paghiamo le scelte dei governi neoliberisti di centrodestra e centrosinistra che hanno svenduto il nostro Paese alle multinazionali. E l'avvocato svizzero che avrebbe dovuto difendere l'Italia si schiera a favore. Non venga in mente a nessuno di usare la vittoria della Rockhopper per tornare indietro rispetto al progetto". 

"Siamo riusciti a fermare - evidenzia - la gigantesca raffineria galleggiante davanti al Parco della Costa Teatina solo grazie a un meravigliosa mobilitazione popolare che ha costretto tutte le forze politiche nazionali a dire no. Ricordo le due oceaniche manifestazioni a Pescara con 40.000 persone e a Lanciano con 60.000 che diedero voce al no alla petrolizzazione di un tratto di costa e di un territorio di eccezionale valore naturalistico e paesaggistico e con un distretto vitivinicolo di rilevanza internazionale. Torneremo in piazza in decine di migliaia se sarà necessario". 25 ago. 2022
 
SERENA GIANNICO
 
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Foto ANDREA FRANCO COLACIOPPO
 
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