Finanziano movimento armato jihadista. Da L'Aquila perquisizioni in tutta Italia; coinvolti centri del Teramano

Commercianti di tappeti, macellai, titolari di ditte specializzate in piccoli lavori edilidi o nella vendita di prodotti tipici del Medio Oriente operavano per finanziare il movimento armato "Al-Nusra", di matrice salafita-jihadista, nato sei anni fa durante la guerra civile in Siria. Ancora una volta, sono alcuni centri della provincia di Teramo al centro di una imponente inchiesta della Direzione distrettuale antiterrorismo dell’Aquila, coordinata dal procuratore capo, Michele Renzo. Indagini dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dell’Aquila e dei militari del Gruppo di Investigazione sulla criminalità organizzata (Gico), coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila, David Mancini, hanno portato a galla attività commerciali e piccole imprese con finalità terroristiche, con la provincia di Teramo diventata la propria base logistica, grazie alla presenza di una popolosa comunità islamica. Nei giorni scorsi la Direzione distrettuale dell’Aquila, ha dato al via ad una serie di perquisizioni in Italia nei riguardi di una ventina di soggetti di nazionalità egizia e tunisina, di cui una decina appartenenti ad un unico nucleo familiare della provincia di Teramo, soprattutto Martinsicuro e Tortoreto, ed altri dieci connazionali, di una unica organizzazione con ruoli ben definiti. C’era addirittura chi era deputato alla raccolta ‘porta a porta’ di denaro finalizzato sempre al finanziamento verso il movimento radicale, insediato all’estero. E con i ricavati delle attività, frutto di numerosi artifizi contabili per distrarre importanti somme di denaro dalle società, sono stati acquistati cinque immobili nella provincia di Teramo ed effettuati investimenti con finalità di terrorismo.

 Le perquisizioni, svolte con il supporto dei Comandi provinciali carabinieri e della Guardia di finanza, hanno interessato Torino, Milano, Ascoli Piceno e Teramo. Il gruppetto finito sotto inchiesta sarebbe riuscito a inviare soldi in contanti introitati utilizzando il collaudato metodo "Hawala", un sistema informale di trasferimento di valori basato sulle prestazioni e sull'onore di una vasta rete di mediatori sparsi nel mondo. Sarebbe stato spedito, in più tranche, denaro in Germania (Berlino) e Turchia. Denari trasportati su auto o mezzi pubblici (le leggi europee permettono il trasferimento di denaro contante fino a 10 mila euro) e fatto arrivare al gruppo salafita.

Le verifiche hanno portato alla luce come alcuni degli indagati siano frequentatori della moschea di via Andrea Bafile ad Alba Adriatica, luogo di preghiera molto caro a Issam Shalabi, il cittadino di nazionalità egiziana, di 22 anni ex dipendente di una ditta per le pulizie al Mc Donald’s di Colonnella, arrestato a Milano con l’accusa di essere un lupo solitario dell’Isis: di giorno svolgeva le pulizie, di notte pregava che "la legge di Allah copra tutta la terra". 

La presenza in Abruzzo di oltre 20 moschee, (spalmate su tutte e 4 le province) fa della regione un punto geografico che ben sin presta a basi logistiche per azioni eversive, data anche la vicinanza con Roma e la presenza di tutte le etnie di religione islamica, (area balcanica, area magrebina, e asiatica). 

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