Per la prima volta confessa l’omicidio della convivente: “Io l’amavo e l’amo ancora e volevo vivere sempre con lei. Chiedo scusa non avrei mai voluto farlo, ma tutti i giorni era un litigio, mi picchiava e offendeva perché era ossessionata dalla gelosia. Pensava che avessi una relazione con una connazionale, ma non era vero mai avuto rapporti con altre”.
Tra emozione e pianto, questa mattina, l’inglese Michael Whitbread, 76 anni, difeso dall’avvocato Massimiliano Sichetti, ammette di aver ucciso la compagna Michele Faiers, connazionale di 66 anni, trovata senza vita in camera da letto con nove coltellate alla schiena e al torace.
Delitto avvenuto il 29 ottobre 2023 a Casoli (Ch), nel casolare di contrada Verratti dove la coppia, conosciutasi nel 2014, abitava, dopo averla conosciuta nel 2019 attraverso la trasmissione "Linea verde" della Rai.
Cadavere poi scoperto solo il 1° novembre quando l’imputato era già in fuggito in auto in Inghilterra dove venne arrestato in casa della figlia Chloe, a Shepshed, nel Devon, quindi estradato.
Alla Corte d’Assise, l’imputato, accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza, ha riferito la sua verità, affiancato dall’interprete Wendy Culotta. Rapporto sentimentale precipitato alla festa di un Capodanno a Palombaro (Ch), in casa della connazionale Fiona. L’ imputato le tocca il sedere e Michele pensa subito a una relazione e reagisce accusandolo di tradimento.
“Da allora costanti litigi – ripete Whitbread, tre volte divorziato -. Le ho ripetuto: 'Mai fatto certe cose non so di che parli'. Nel racconto diversi non ricordo e un "Io non l’ho mai picchiata", mentre lei sì.
A marzo 2023 Whitbread tenta il suicidio ingerendo alcool e 32 pasticche di paracetamolo e viene portato al Pronto soccorso dell'ospedale di Lanciano (Ch) per una lavanda gastrica. L’ultima feroce discussione parte alle 2 di notte del 29 ottobre, mentre lui dorme.
Michele torna ad accusarlo di tradimento e scatta l’ennesimo diverbio. Lui afferra in cucina il coltello e va al piano superiore in camera della donna e gli porge l’arma: “Uccidimi, facciamola finita”, le intima. Altra baruffa e la donna reagisce malmenandolo e scalciandolo in mezzo alle gambe. Situazione tesissima e l’imputato crede che la convivente lo colpirà. Poi lui le prende l'arma dalle mani e affonda la lama sul corpo di Michele, finita sul letto, in un pantano di sangue.
Alle 5.30 la fuga in Inghilterra in auto. In serata dorme a San Gottardo poi il 30 raggiunge il Regno Unito e va dai familiari. Al marito di Fiona manda un messaggio dicendo: "Gli sms li manda Michele col mio telefono, perché ha le mie password; ha sempre detto bugie ora non accadrà più".
Udienza iniziata con la deposizione dello psichiatra forense di parte, Raffaele De Leonardis, che nella sua perizia ha stabilito che Whitbread aveva un vizio parziale di mente al momento del fatto, con capacità di intendere e di volere grandemente scemata, ma non è pericoloso socialmente e può stare a processo.
Su richiesta di tutte le parti, la Corte farà fare una super perizia psichiatrica con incarico conferito il 7 febbraio. Per il difensore Sichetti: “Oggi fornita una versione dei fatti nuova e verosimile, confermata da altre testimonianze. La vicenda del coltello in mano alla vittima si era già verificata in altra occasione. Whitbread ha avuto un black out mentale per paura di essere colpito a sua volta. Alle tre figlie ha chiesto scusa, non voleva farlo, è stato un momento di perdita di lucidità".
Per la parte civile, l’avvocato Nadia Germanà Tascona: “E’ importante che abbia ammesso l’omicidio, ma per noi le circostanze non sono come le raccontate. Per le ragazze è un modo per ricominciare umanamente. Poi discuteremo sulla base degli atti, per parlare della pena non certo della responsabilità”. In aula presente anche il corrispondente da Roma del "The Times" di Londra. 17 gen. 2025
WALTER BERGHELLA
@RIPRODUZIONE VIETATA