Omicidio Torino di Sangro. Superperizia per Giannichi. 'Mia moglie mi manca ogni giorno'

"Penso a lei sempre e mi manca. Non so spiegare su che sia accaduto quel giorno. Ero confuso e molto agitato". Con enorme difficoltà l’uxoricida Domenico Giannichi, 69 anni, di Torino di Sangro (Ch), ha cercato, stamane, di dare spiegazioni alla Corte d’ Assise di Lanciano sull’omicidio della moglie Luisa Ciarelli, 65 anni, presa più volte a bastonate sulla testa con un ramo d’albero, poi afferrata al collo procurandole, con una torsione, un'insufficienza respiratoria.

Delitto avvenuto il 29 novembre 2019 nella boscaglia di via Montesecco a Torino di Sangro. Contro Giannichi, che è rinchiuso da quel giorno in carcere a Pescara, il procuratore capo di Vasto, Giampiero Di Florio, che mantiene dritta la barra accusatoria di omicidio volontario aggravato dal rapporto coniugale, futili motivi e crudeltà. Il pm continua a ritenere la capacità di intendere e volere dell'imputato, forte delle perizie dei suoi consulenti medico legale, neurologo e psicologa.

Oggi è stato il giorno della difesa con 9 testi e alla fine l’avvocato Alberto Paone incassa dalla Corte, presidente Massimo Canosa, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni e i sei giudici popolari, una super perizia affidata al criminologo Raffaele De Leonardis di Pescara. E’ la svolta per capire se Giannichi al momento di uccidere era capace di intendere e volere o meno, visto che la difesa punta alla derubricazione in omicidio preterintenzionale.

Nella battaglia peritale si è inserito il consulente della difesa, lo psichiatra Danilo Montinaro, che ha argomentato sulla totale incapacità mentale parlando di disturbo della personalità, deviazione psicologica, paranoia, mania, pensiero ossessivo. Le stranezze di Giannichi raccontate anche dal suo medico curante, che l’ha visto cambiato successivamente al 2018, specialisti, cappellano ed educatrice del carcere di Vasto. Imputato che rifiutava visite, stracciava le ricette e non portava avanti le terapie. Situazione divenuta patologica, con estrema paura per la sua vita, da quando all’ospedale di Vasto gli avevano diagnosticato un tumore alla vescica, clamorosamente smentito dall’ospedale di Teramo, dove in una notte fece 300 telefonate col cellulare di un altro paziente. Nuova udienza l’8 ottobre. 24 set. 2021

Walter Berghella  

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