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Provare a digitare su un qualsiasi motore di ricerca le parole... wild, chef e Abruzzo. Il risultato sarà Davide Nanni, che nel suo percorso lavorativo ha creato un equilibrato connubio tra professionalità, tradizione e natura.

Chef Nanni vanta un profilo Istagram wild (chefdavidenanni) seguito da quasi 400 mila followers, e tra le tante collaborazioni, annovera quella  con Antonella Clerici nella trasmissione "E’ sempre mezzogiorno", su Rai Uno.

Reduce dal successo editoriale del suo primo libro “A sentimento - La mia cucina libera, sincera, selvaggia” edito da Mondadori, alla domanda su che tipo di chef intende essere, risponde: “Uno buono, di quelli che la gente apprezza per come vede la vita e per come vorrebbe che l’esistenza fosse”.

Davide Nanni, diplomato all’istituto alberghiero "Giovanni Marchitelli" di Villa Santa Maria (Ch) ha perfezionato la sua tecnica in Italia e all’estero, per poi riapprodare nella sua micro Castrovalva, frazione di Anversa degli Abruzzi (Aq), di appena 15 abitanti, dove gestisce l’attività di famiglia, la "Locanda Nido d’Aquila".

Appena dopo il diploma, è stato tra i migliori alunni del Mascitelli, è stato segnalato per lavovare a Londra con Giorgio Locatelli, un’esperienza che Davide definisce “turbolenta”, tanto da fargli maturare la decisione di tornare a lavorare in Italia, a piazza Navona, dove ha imparato ad organizzarsi in linea, tecnica necessaria per organizzare i quattrocento coperti al giorno, che prevedeva il ristorante. A partire da questa esperienza, sono trascorsi dieci anni lontani dall’Abruzzo, in un lungo peregrinare, alla ricerca della realizzazione personale.

Il ritorno a casa

Eppure un giorno, giunto al limite emotivo scaturito dallo stress da competizione, causato anche dalla retribuzione sottostimata rispetto alla sua professionalità, ha capito che era il momento di tornare sul suolo natio. L’episodio che gli ha posto dinanzi agli occhi questa necessità, dopo alcuni anni in cui lavorava in Florida, è stata la richiesta di un cliente di mettere delle polpette nella sua amatriciana.

Il ritorno a Castrovalva gli ha suscitato un primo smarrimento ma poi Nanni si è reso conto, come ci ha raccontato, che “la felicità era lì, intorno a lui, davanti ai suoi occhi, ma prima non se ne era accorto, era come se fosse cieco”.

Due chiacchiere con Davide Nanni

Noi di Abruzzolive.Tv abbiamo raggiunto lo chef Nanni che ci ha raccontato le sue avventure e illustrato i suoi piatti, che celebrano la nostra regione, facendola conoscere a livello internazionale grazie al web e alla rete. Una cucina fatta di semplicità e di sapori decisi, figlia di una cultura agropastorale, con una simbolica cornice di pasta all’uovo, stesa col matterello, fino a renderla quasi trasparente.

Quando è nata la tua passione per la cucina?

"Mi sono accostato alla cucina col gioco.

Nel 1997 i miei genitori, stanchi della vita frenetica di Roma, hanno deciso che saremmo tornati nel nostro paese, dove i miei nonni avevano un’azienda agricola.

Eravamo giunti al nido, concetto che ha ispirato il nome del nostro agriturismo, dove in principio, ad ogni servizio, c’erano entrambe le mie nonne a  stendere la pasta con l’uovo, mentre mia madre preparava i dolci. Tra loro, seduto sullo sgabello, c’ero io che giocavo con la pasta di sale o che mi davo comunque da fare. Avevo circa sette anni ed ero l’unico bambino in paese. Le ore erano lunghe da trascorrere, e fu allora, tra una partita a tennis sul muro e una passeggiata all’orto con nonno Angelo, che ho iniziato a mettere le mani in pasta.

I villeggianti, essendo l’unico ragazzino del centro, quando d’estate tornavano a Castrovalva, mi invitavano a pranzo, e le signore mi chiedevano se volevo aiutarle in cucina. E’ così che ho imparato a preparare l’amatriciana, che resta un mio cavallo di battaglia.

Invece la prima volta che ho cucinato da solo è stata quando avevo 12 anni e con i miei amici Valerio e Alessio abbiamo fatto una gita in montagna. Abbiamo portato l’occorrente per sistemarci all’aperto, utilizzando il fuoco, che mio nonno mi aveva insegnato ad accendere. Rigatoni conditi col sugo fatto da nonna".

Quando hai capito che quello di chef sarebbe stato il tuo mestiere?

"Finita la terza media alla domanda di mia madre su quale fosse la scuola superiore alla quale intendevo iscrivermi, risposi: “Esiste qualche indirizzo che insegna a cucinare”? Scoprii così l’Istituto alberghiero, che si trovavava tuttavia a molti chilometri da casa mia. Fu così che sono andato in convitto, dove però il primo anno, sono stato sospeso per alcuni giorni, poichè ho bruciato alcune carte in un cestino. Quella bravata, cui i miei risposero a muso duro, chiedendomi che direzione volevo far prendere alla mia vita, mi ha spalancato un mondo nuovo.

Sono cambiato radicalmente, e di fronte ad un bivio, ho deciso di smettere di essere una testa calda, iniziando a prepararmi seriamente per il mio futuro".

 Il tuo approdo sui social ha creato un’ulteriore svolta, permettendoti di essere conosciuto dal pubblico come lo chef wild. Ci racconti come è avvenuto?

"Il mio ritorno in Abruzzo è coinciso con lo scoppio del Covid. E’ stato questo il momento in cui ho dovuto decidere che direzione prendere.

Il destino mi ha aiutato.

Ho chiesto a mio padre, che dal pubblico social è conosciuto come Marione, se mi voleva accompagnare alla vigna di nonno, per svagarci un po' e cucinare sul fuoco, all’aperto.

Avevo un profilo seguito da circa 30mila followers ed ero solito fare dei video, in cucina, al chiuso, ma la realizzazione di quelle specialità, non raggiungevano visualizzazioni record, come quelle di oggi.

Invece il primo video wild girato su un prato, il 17 febbraio 2022, ha registrato 1 milione e 600 mila visualizzazioni. Dai commenti nei post, ho compreso che ciò che il pubblico aveva apprezzato in esso era il senso di libertà e di benessere.

Così ho capito che quel format era vincente, la mia carriera ha avuto una svolta e sono arrivate le prime proposte televisive".

Sei felice di contribuire a far cononoscere l’Abruzzo e i suoi piatti nel mondo?

"Certo, sono figlio di questa terra.

Alla base dei miei piatti c’è lo studio e la professionalità e al motto di “J sò wild”, ne approfitto per cucinare in scenari naturalistici vari. Oltre alla campagna intorno a Castrovalva, ho girato filmati a Scanno, Pescasseroli, Frattura, Bugnara e ho in programma di usare altre cornici naturali per la preparazione dei miei piatti.

Quanti vengono a mangiare al mio ristorante poi si trattengono e visitano i centri vicini. Sono molto felice di questo, perché portare visitatori in piccoli centri, che sono comunque un patrimonio culturale, è difficile, e invece con questo format, stiamo riuscendo a mettere in luce turisticamente, centri dimenticati. E dunque cosa aspettate a visitare la nostra terra wild?"  07 lug. 2024

CONNY MELCHIORRE

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