Coronavirus. Mascherine Fca distribuite in Sevel. 'Sono sicure?' Esposto in Procura

Il colosso Fca sta fornendo, ai lavoratori delle varie aziende del gruppo, mascherine chirugiche di propria produzione. In Sevel, ad Atessa (Ch), i nuovi dispositivi sono stati consegnati a metà della settimana appena trascorsa ad oltre 6mila addetti. 

"Ma al momento - lamentano diversi dipendenti - sono pochi ad indossarle. Innanzitutto perché emanano un tanfo: puzzano di petrolio... Molti se le stanno comprando in farmacia, se le portano da casa, perché non sanno se sono sicure". E su questo l'Usb, Unione sindacale di base, ha inoltrato un esposto alla Procura di Lanciano, alla Asl e alla Prefettura di Chieti.

Nella denuncia, a firma di Fabio Cocco, si sollecita "un intervento urgente per verificare la conformità-qualità dei dispositivi per la protezione delle vie respiratorie e gli effetti del loro utilizzo sulla salute dei lavoratori, prodotti da Fca Italy". E la richiesta si fonda su inchieste e discussioni in tv. Ad affrontare la questione, per prima, "Striscia la notizia" con l'inviato Moreno Morello che indaga da alcune settimane sulle mascherine griffate Fiat e distribuite, a milioni, con logo della Presidenza del Consiglio dei ministri, anche nelle scuole. Sono arrivate pure in diversi istituti di Lanciano (Ch).

"Alcuni campioni sottoposti a controlli - evidenzia "Striscia" non sarebbero a norma e i risultati di laboratorio dimostrerebbero una capacità filtrante inferiore ai parametri imposti dalla normativa". C'è il problema dell’odore e della "consistenza dei dispositivi medici". "Striscia" ha portato ad analizzare tre confezioni, selezionate a caso e riferibili a due lotti differenti, realizzati nello stabilimento di Mirafiori di Torino. I test hanno rivelato una capacità di filtrazione rispettivamente del 67% e del 77%, decisamente inferiore quindi al 95% previsto dalla legge. Anche il coefficiente di respirabilità è risultato anomalo con un valore di 52,6 Pa/cm², dato che per legge deve essere inferiore a 40 Pa/cm². "Qualche perplessità arriva anche dalla "validazione" garantita dall’Istituto superiore di Sanità. Il motivo? "L’ente non effettua test aggiuntivi e concede la sua certificazione solo sulla base dei documenti che le aziende stesse inviano".

Durante la puntata della trasmissione "Omnibus", andata in onda su “La 7” il 15 ottobre scorso, invece, due parlamentari hanno discusso delle mascherine. Il senatore Gianluigi Paragone ha affermato che le mascherine Fca non sono di tipo chirurgico, mettendo quindi in discussione l’efficacia del prodotto. Presente, in collegamento esterno, il presidente della sesta Commissione Finanze della Camera dei deputati, Luigi Marattin, il quale ha replicato in maniera non esaustiva, affermando di non essere informato sulla questione. E aggiungendo: "... A me (le istituzioni?) interessa soltanto sapere che siano omologate"... "E' stato come dire - incalza l'Usb -... "poco importa se non proteggono realmente dal contagio, quel che conta è una qualunque certificazione...". 

L'Usb aveva già tirato in ballo Ispettorato del lavoro e carabinieri del Nas. Anche i sindacati firmatari del contratto, con nota del 9 settembre scorso, hanno segnalato "tutta una serie di problematiche riscontrate dai lavoratori di Mirafiori, da difficoltà respiratorie ad allergie, irritazioni della pelle, perdita di pelucchi, vomito e altro... Per tutte queste ragioni - è la conclusione - si chiedono controlli immediati a tutela della salute sia dei lavoratori che dei loro famigliari. Le mascherine - tuona l'Usb - se non idonee siano momentaneamente ritirate e sostituite".

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