Morte Umberto Ranieri. 'Fu gia' aggredito nel 2006'. C'è identikit giovane che l'ha colpito
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Sono state probabilmente alcune bottiglie di birra buttate a terra e che lui voleva rimuovere e gettare nella spazzatura, a scatenare la furia assassina del branco. Oppure un apprezzamento risultato sgradito. I carabinieri della compagnia Casilina non escludono alcuna ipotesi riguardo al movente dell’omicidio di Umberto Ranieri, 55 anni, pittore e scultore di Paglieta, colpito a morte, probabilmente con un pugno, in Largo Preneste a Roma, città dove abitava e lavorava da lungo tempo. Le indagini sono serrate. Gli interrogatori pure. E c’è l’identikit del giovane che, domenica scorsa, alle 19.15, ha sferrato il colpo letale. Stando alla ricostruzione fatta dalle forze dell'ordine ha circa 25 anni, carnagione chiara, e probabilmente è romeno. Si è dileguato, nell'oscurità, assieme ad altri tre, un uomo e due donne, subito dopo avere scaraventato a terra l'artista.

Una telecamera nei pressi del capolinea dell’Atac avrebbe inquadrato il gruppo dove è avvenuto il delitto. L’identificazione è in corso. I militari sono convinti che l'omicidio non sia il frutto di un’aggressione premeditata, ma di un’azione generata dalla rabbia di un momento. "Non si può morire stando seduti su una panchina nei giardini sotto casa", dicono i familiari della vittima. Su cui, adesso, dovrà essere effettuata l'autopsia. Ranieri era un habitué di quei giardinetti. Anche sul suo profilo Facebook, su cui era iscritto col nome d'arte di Nniet Brovdi, ci sono selfie scattati in quei posti. "Quell’uomo - spiegano i frequentatori della zona - rimetteva sempre in ordine, toglieva le bottiglie vuote abbandonate sul pavimento". Certo è che Ranieri sarebbe stato colpito improvvisamente, non se l’aspettava, e non ha potuto opporre resistenza, barcollando e cadendo, all’indietro. Lo hanno trovato col cranio spaccato, in un lago di sangue. "L’hanno ammazzato come una bestia, lui che era buono e aiutava tutti. Nessuna pietà per chi lo ha finito in maniera brutale; nessun perdono per questo branco, scappato poi vigliaccamente", tuona papà Filomeno, accorso subito dal figlio e che fino all'ultimo ha sperato e pregato.

Ranieri era già stato vittima di violenza. A rivelarlo il portavoce del Gay Center di Roma, Fabrizio Marrazzo che, in una nota, scrive: "Fabio, l’ex compagno di Umberto ci ha informato che nel 2006 fu vittima di una aggressione omofoba, in cui riportò lesioni e lividi al viso, e fece denuncia presso le forze dell'ordine di Tor Pignattara, dopo essere stato al Pronto soccorso. In attesa di chiarezza su quanto accaduto, chiediamo al Governo di approvare al più presto una legge contro l'omofobia che tuteli e supporti le vittime. Inoltre, organizzeremo con l'ex compagno una mostra fotografica con le opere di Umberto".

Nelle foto Umberto Ranieri e la pozza di sangue a terra dove l'hanno trovato in fin di vita

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