Lanciano. Violento agguato durante acquisto di bestiame: assolti sei imputati di Sulmona

Violento agguato a un allevatore di bovini e a suo cugino, entrambi di Palena (Ch): è andata decisamente bene ai sei imputati di Sulmona (Aq), arrestati e accusati di rapina e lesioni aggravate. La vicenda  si riferisce al 2 gennaio 2013, mentre gli arresti scattarono il 14 febbraio successivo, a seguito di indagini dei carabinieri, con provvedimento del gip Massimo Canosa.

Il Tribunale collegiale di Lanciano, presidente Andrea Belli, giudici a latere Giovanni Nappi e Maria Rosaria Boncompagni, li ha ora assolti con formula ampia,  perché il fatto non sussiste, dall’accusa di rapina, per aver sottratto telefonino, 200 euro e carnet di assegni. L'aggressione, secondo l'accusa, è avvenuta durante l’acquisto di bestiame, con appuntamento fuori Gamberale (Ch), in una macchia boscosa. Agli arresti finirono il presunto mandante Nino De Berardinis, macellaio; Cristian Di Cioccio, Adamo D’Adamo, Franco Spinosa, Marco Spinosa, Antonio Di Cioccio. Il pm Francesco Carusi ha chiesto condanne per tutti, da 4,6 anni a 5,2. Ma sono stati ritenuti non colpevoli. I difensor,i Alessandro Scelli, Alessandra Baldassarre, Stefano Michelangelo e Davide Vicenzo hanno letteralmente smontato le accuse sostenendo: "Elementi probatori zero. Non c’è stata nessuna spedizione punitiva”. Replica del pubblico ministero: "Era tutto organizzato e predisposto”.

Solo per l’accusa di lesioni c’è stata la condanna a 8 mesi, pena sospesa, esclusivamente per Marco Spinosa e Cristian Di Cioccio, più risarcimento con provvisionale di 3 mila euro. Le due parti civili erano patrocinate dall’avvocato Fiorindo Salvatore. Stando alla ricostruzione della Procura di Lanciano, il macellaio sulmonese, oberato di debiti, avrebbe architettato una rapina, per saldare il conto col suo creditore, assoldando cinque uomini che gli hanno teso un agguato, a suon di bastonate. De Berardinis, per questo, avrebbe ideato la falsa compravendita di bovini. Quindi uno degli aggressori a dicembre contattò l’allevatore nel mirino, proponendogli la vendita di bestiame in quanto l’anziano padre non era più in grado di accudirli. Venne pattuita la cifra di 20 mila euro per l’acquisto di mucche e vitelli.

All’appuntamento è giunto prima il figlio dell’anziano allevatore A.D.C. e il cugino L.D.C. che hanno trovato tre uomini ad attenderli. Questi li hanno invitati a seguirli in un casolare per visionare animali e documentazione. Giunti vicino a un rudere abbandonato  i due sono stati presi a bastonate. L’allevatore riuscì a fuggire a piedi, mentre il cugino ebbe la peggio: accerchiato dai cinque venne picchiato, riportando la frattura delle ossa nasali, traumi cranio-toracico, escoriazioni, con prognosi di 20 giorni. Quindi rapinato di cellulare e portafogli dove il gruppetto supponeva ci fossero i 20 mila euro. C’erano solo 200 euro.

La somma grossa l'aveva l’allevatore padre che era in ritardo, pur sospettando qualcosa di losco. Durante la presunta rapina venne danneggiata anche la Jaguar di L.D.C. con rottura del parabrezza, finestrini e specchietto retrovisore, con cruscotto e carrozzeria ammaccati. In aula questa ricostruzione dei fatti non è stata provata.

Walter Berghella

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