Abruzzo. Altri viadotti a rischio: scatta l'indagine della Procura di Avellino

Non bastava l’inchiesta bis sul crollo del ponte Morandi della Procura di Genova. Oltre al viadotto Moro, che si trova tra Ortona e San Vito (Ch), ci sono altri cavalcavia tra Abruzzo e Marche finiti sotto la lente di ingrandimento perché a rischio. Stavolta ad indagare è la Procura di Avellino.

I magistrati irpini hanno così disposto, per i viadotti ricompresi tra le uscite di Pescara Ovest e Pedaso (Fermo), sulla A14, i sigilli e l’interdizione al traffico per la corsia contigua alle barriere bordo ponte di dieci viadotti: “San Biagio”, “Campofilone”, “Santa Giuliana”, “Santa Maria”, “Cerrano” (h. 89,7 mt.), “Marinelli”, “Valloscura”, “Petronilla”, “SP e Fosso Calvano”, “Vallelunga”. Limitazioni anche per la velocità: pur aperti al traffico, la velocità massima per le automobili è stata fissata a 60 km/h e 40 invece per i mezzi pesanti.

Complessivamente sarebbero 350 i ponti sotto... accertamenti. Oggetto dell’inchiesta sono i lavori di sostituzione dei tirafondi “Lie big plus” con le barre filettate inghisate in malta cementizia che hanno “compromesso notevolmente la capacità di contenimento, in caso di urto con veicolo pesante”, inchiesta che si è allargata in seguito al sequestro, disposto mesi fa dalla Procura  campana, per alcuni new jersey di una dozzina di viadotti in Campania sulla A16 Napoli-Canosa, tra Baiano e Benevento.

Mentre per l’inchiesta bis di Genova nella quale, secondo l’accusa, i report sulle manutenzioni dei ponti e i controlli sono stati “edulcorati” e “falsificati”, la tesi accusatoria del procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, e del pm Cecilia Annechino verte sulla “strategia dilatoria” di Autostrade per l’Italia (Aspi) rispetto alle indicazioni del ministero delle Infrastrutture (Mit) “in ordine ai necessari e indifferibili interventi di sostituzione” dei sistemi di ancoraggio. I lavori eseguiti da Aspi dal 2014 per mettere in sicurezza le barriere dei viadotti di numerose tratte autostradali, decisi dopo la sciagura di Acqualonga (Av) - furono 40 i morti causati dal pullman precipitato dopo aver abbattuto un new jersey coi tirafondi marciti per intemperie e incuria - sono stati svolti con tecniche non omologate e al risparmio, che avrebbero aggravato i problemi invece di risolverli.

Anche qui l’inchiesta è scattata parallelamente al processo sul disastro del 28 luglio 2013: perizie, documentazioni e testimonianze raccolte sono agli atti.

Alessandro Di Matteo

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