Coronavirus. Primi malati trasferiti al Covid hospital di Pescara. Parruti: 'Movida mi diverte, ma stare alle regole'
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E' stato oggi il giorno tanto atteso, quello dell'apertura del Covid hospital a Pescara con il trasferimento dei malati positivi con sintomi e dei pazienti in terapia intensiva.

Il primario del reparto di Malattie infettive, Giustino Parruti, presenta la nuova realtà sanitaria: "Finalmente - dice  - l'ospedale è ricettivo e potrà ospitare fino all'ultimo contagiato in modo da liberare, nel più breve tempo possibile, il monoblocco del "Santo Spirito" dando a sua volta spazio, distanziamento e sicurezza a tutti gli altri degenti". Circa 35 i positivi trasferiti, compresi i malati di Penne che, a mano a mano, stanno arrivando nel complesso.

Per il momento nell'ospedale no Covid resteranno i "non dimissibili", cioè gli ex positivi che al momento hanno un tampone negativo e quindi hanno una altissima probabilità di non essere più infetti. "Stiamo aspettando la loro completa guarigione - riprende Parruti -. Anche loro potrebbero essere portati nell'ospedale Covid senza pericoli, ma stiamo cercando di dare priorità  ai possibili nuovi infetti provenienti da tutta la regione”. 

Quanta importanza ha quindi questa nuova struttura per l'Abruzzo? "Rappresenta una risorsa per l'intero territorio, ma in particolare per Pescara, perché la vicinanza al monoblocco apre la strada al suo decongestionamento e all'attuazione della "fase 2" che si basa sul distanziamento, assenza di barelle, assenza di letti aggiunti... e altro che potrà migliorare e di molto la ricettività all'interno del presidio sanitario".

Pescara, la provincia numericamente più colpita, si è comunque sobbarcata, durante l'emergenza, i due terzi dei malati da coronavirus d'Abruzzo, ma con questa struttura si potrà andare oltre... "Dai primi di luglio ci saranno ufficialmente 181 posti, di cui fino a 40 di terapia intensiva, ma l’aspetto notevole del progetto, portato avanti con criteri di alta modernità, è che tutti i posti letto potranno essere adattati alla terapia intensiva, perché hanno i criteri gestionali a disposizione, come il monitoraggio e i gas medicali con una potenzialità infinitamente superiore all'esistente".

Nell'ospedale civile che rimarrà? "Resterà una zona ‘grigia’ per i malati che avranno tamponi negativi, ma un quadro clinico e polmonare sospetto. Questi, infatti, hanno il diritto di essere separati dai pazienti Covid e restare allo stesso tempo tra i malati... normali. Nel frattempo le dimissioni andranno avanti per i prossimi quindici giorni. Per la metà di giugno, contiamo che nell'ospedale di Pescara non ci saranno più positivi”.

Come sta andando la diffusione del virus sul territorio alla luce dei dati? "Stiamo andando bene perché stiamo raccogliendo il frutto di un distanziamento protratto e ben fatto. Le mascherine sono state utilizzate bene e molto da parte dei cittadini. Però ora si apre una nuova pagina: dal 2 giugno potrebbero confluire nella nostra regione, per motivi turistici, tanti portatori asintomatici che non sono stati ‘prodotti’ in Abruzzo e questo ci obbliga a mantenere distanze e le mascherine".

Capitolo movida. "Mi diverte moltissimo e per questo motivo sarei davvero molto triste se Pescara perdesse la sua vitalità. Basta mantenere la mascherina, dando ognuno il nostro contributo è il gioco è fatto. Ma attenzione, il virus non si è attenuato nella sua carica: si è ridotta la sua circolazione ed è diminuito drasticamente il numero delle forme severe, ma è ancora lì pronto a poter ripartire, quindi dobbiamo essere pazienti. Il virus ha girato tutto il mondo e ha provocato ovunque le stesse percentuali di malati e di morti: questo ci fa capire che non è mutato quasi per niente dall'inizio dell'epidemia. Adesso affrontiamo la fase più delicata: ci sono segnali che ci fanno ben sperare. Ma stiamo per aprire i confini tra regioni e per questo motivo non sappiamo a che andiamo incontro, ma siamo fiduciosi”.

Fernando Errichi 

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