Coronavirus. Ospedale Covid Atessa: il ministero smentisce gli assessori regionali

"La gestione dei pazienti critici affetti da Covid 19 è di esclusiva prerogativa della Regione che, tenuto conto delle indicazioni ministeriali, adotta il piano di emergenza... Non risulta che alcuna articolazione del Dicastero..." abbia espresso "il diniego alla trasformazione in Covid hospital del presidio di Atessa in quanto carente dei necessari requisiti strutturali". 

Risponde così, con una mail, il ministero della Salute, e il particolare la segreteria del viceministro Pierpaolo Sileri, al Comune di Atessa e al Comitato cittadino in difesa dell'ospedale. Nessun parere negativo e nessun impedimento dagli uffici romani, quindi, come hanno affermato, nei giorni scorsi, in conferenze e comunicazioni alla stampa, gli assessori regionali Nicoletta Verì, alla Salute, e Nicola Campitelli, all'Urbanistica, nel rispondere alle proteste che si sono levate, dalla Val di Sangro, riguardo al depotenziamento dell’ospedale Covid inizialmente previsto nel "San Camillo de Lellis".

Nel mese di marzo, la Asl Lanciano Vasto Chieti, in varie occasioni, ha parlato della creazione di un presidio Covid 19 con Terapia intensiva e Rianimazione, con 12 posti letto. Ma il progetto, a mano a mano, è stato ridimensionato. Con i due assessori regionali che, nel marasma delle polemiche, hanno sostenuto che, vero, Atessa era stato individutato come Covid hospital ma che il ministero della Salute aveva poi "trasmesso parere negativo" essendo "non più ospedale ma Pta (presidio territoriale di assistenza)".  Di qui le modifiche, con tagli importanti, al progetto iniziale. Dichiarazioni adesso smentite dallo stesso ministero che chiarisce di non aver mai preso posizione in merito e di aver lasciato fare alla Regione. 

Ad Atessa - come spiega una nota Asl dell'altro ieri - a breve "saranno accolti, in 140 posti, i pazienti paucisintomatici che non necessitano di assistenza intensiva, che hanno già iniziato il percorso di cura in altri presidi e che, secondo parere clinico, non potendo essere dimessi, hanno ancora la necessità di essere ricoverati per proseguire la cura fino a guarigione completa". Niente Terapia intensiva, quindi, e niente Rianimazione. 

"Per questo tipo di attività - replica il sindaco Giulio Borrelli - poteva essere reperito qualsiasi albergo dismesso, come successo al nord, senza smembrare il nostro ospedale". Da dove, nel frattempo, per far largo ai malati di Coronavirus, sono state rimosse tutte le attività, anche quelle ambulatoriali. 

"Non è accaduto da nessun’altra parte - sostiene il primo cittadino - che, per mettere su un Covid hospital per paucisintomatici (come il nostro) o con la Rianimazione, come a Chieti e a Vasto, tutto il resto sia stato trasferito in altri comuni. Comprendo, a tal proposito, le preoccupazioni dei cittadini che si sono visti spogliare di tutte le unità operative e di tutti i servizi distrettuali, inclusi il Pronto soccorso, la Guardia medica e il centro vaccinale". I degenti che c'erano sono stati spediti a Casoli; per altre necessità i cittadini - come spiega  la Asl - debbono recarsi a Casoli o a Lanciano. 

"Per giustificare il trasferimento del centro distrettuale a Casoli - aggiunge - si è detto che io avrei negato di mettere a disposizione il centro polifunzionale di Monte Marcone. A parte che non è pervenuta alcuna richiesta formale per quel complesso, non è stato fatto nessun sopralluogo, la stessa manca di collaudo tecnico/amministrativo, non è adeguata, per varie ragioni, a differenza della palazzina ex Codemm, in viale della Rimembranza, da noi indicata come più adatta e giudicata idonea, in un primo momento, dagli stessi tecnici della Asl". 

"Ora, - tuona ancora Borrelli - vogliamo essere tutti uniti di fronte a questa crisi mondiale e supportare le scelte di chi dirige e gestisce la "task force" regionale. Ma come si fa a non capire che la popolazione si sente presa in giro? Ci hanno detto che doveva essere tutto trasferito urgentemente perché bisognava avere il tempo di mettere su una struttura per malati gravissimi, inclusiva di 12 letti di Rianimazione: di fronte all’esigenza di salvare vite nessuno si è tirato indietro. Ma di fronte a dichiarazioni false e alla retromarcia effettuata,  scaricando colpe o sul governo nazionale o sul sindaco, non possiamo biasimare chi si sente tradito e preso per i fondelli. Il "San Camillo de Lellis" ha un bacino di utenza che comprende oltre 30 comuni (da Perano a Archi , a Tornareccio, a Montazzoli). Malati cronici, mamme, anziani sono ora rimasti senza alcun presidio sanitario".

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