Ergastolo. Questa la richiesta del pubblico ministero, Giancarlo Ciani, nei confronti  di Francesco Marfisi, il 51enne che il 13 aprile dell'anno scorso, ha ucciso con numerose coltellate la moglie Letizia Primiterra, di 47 anni, e l'amica di lei, Laura Pezzella, di 33. Il processo, che si sta svolgendo in tribunale a Chieti, dinanzi al giudice Isabella Maria Allieri, con il rito abbreviato, è stato aggiornato al 27 giugno prossimo. Marfisi, che secondo la perizia disposta dal giudice era pienamente capace di intendere e di volere al momento degli omicidi, ha lasciato l'aula per tornare in carcere a Pescara dove è recluso, mentre era ancora in corso la ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa perché, come ha riferito al termine dell'udienza il suo difensore, l'avvocato Rocco Giancristoforo, manifestava conati di vomito e uno stato d'ansia fortissimo. Secondo il pm si trattò di un duplice e omicidio premeditato, maturato in un crescendo iniziato già nel dicembre 2016 ed animato dalla volontà di porre fine alla vita di entrambe le donne per la relazione che si era instaurata fra di loro. 

Per la difesa non ci fu premeditazione perché dalla condotta tenuta quel giorno da Marfisi non traspaiono gli elementi della pre organizzazione né ideale né cronologica dei delitti. Ma per la difesa non è configurabile neppure un'altra delle aggravanti, la crudeltà, perché tutti i colpi inferti alle vittime erano potenzialmente mortali e inferti in parti vitali, in un lasso di tempo molto breve, e ripetuti, per ciò si tratta di uno stato di ira violento ma non di crudeltà. Le parti civili costituite, ovvero i famigliari delle due vittime, si sono associate alle richiesta dell'accusa; dal punto di vista dei risarcimenti vogliono complessivamente da Marfisi danni per oltre 3 milioni di euro.
06 giugno 2018

Nella foto le due donne uccise
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