Morti sul lavoro. 'Troppe vittime senza giustizia, assenza di sicurezza e tante famiglie dimenticate'

 “Per la sicurezza sul lavoro protezione totale”: partendo da queste parole l’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) ricorda le vittime degli incidenti sul lavoro,  nella Giornata nazionale dedicata. 

Nei primi 8 mesi del'anno l’Inail ha conteggiato 823 denunce per morti sul lavoro,138 in più nello stesso periodo dello scorso anno, con un aumento del 20,1%. E L'Osservatorio indipendente di Bologna delle morti sul lavoro racconta di 43 vittime nel solo mese di settembre. Le regioni con più morti - fa ancora presente - sono Campania, Sicilia e Piemonte. Le province sono Roma con 15 morti, Napoli con 13 e Avellino, Caserta e Cuneo con 10. 

"Ma - dice Lalla Quinti, portavoce del comitato "Familiari vittime sul lavoro" e il cui padre, Leonardo, artigiano, è deceduto, a 73 anni, in circostanze ancora misteriose, durante un sopralluogo in un’azienda agricola del Valdarno - bisogna andare oltre i numeri. Perché si tratta di persone che avevano una famiglia, degli affetti. E noi non dimentichiamo. Ci sono leggi inidonee - prosegue -: andrebbe introdotto il reato di omicidio sul lavoro, con magistrati specializzati. Non c'è alcun controllo nel settore degli appalti, con una giungla di subappalti che dimenticano completamente la sicurezza. Non ci sono controlli a sufficienza nelle aziende, anche perché manca personale, mancano i tecnici della prevenzione. La cultura della sicurezza, oltre ad essere un diritto, deve diventare un valore primario. E' un tema che deve essere sostenuto tutti i giorni, non solo quando ci sono drammi. In Italia manca l’informazione e non c’è una consapevolezza diffusa della gravità del problema. Morire sul lavoro - prosegue - non è fatalità e conseguenza dello sfruttamento e della mancanza di rispetto delle regole e dell'esistenza umana".
 
E fa l'esempio della tragedia di Rigopiano, a Farindola (Pescara), in Abruzzo, dove una valanga, nel gennaio 2018, ha spianato un albergo e cancellato 29 vite. Tra i morti diversi dipendenti dell'hotel. "Che, non sapendolo, operavano - riprende Quinti - in una struttura che non doveva essere lì, tra quelle montagne; che era sorta sui detriti di una precedente slavina. Ora si cercano le responsabilità. Ma chi ha autorizzato la costruzione di quel complesso turistico?"
 
E il lungo elenco delle vittime del 2020 viene tristemente aperto proprio dall'Abruzzo, con un incidente nello stabilimento metalmeccanico della Sevel di Atessa (Chieti), dove lo scorso 3 gennaio, Cristian Terilli, di 29 anni, di Pignataro Interamna, nel Frusinate, è rimasto schiacciato da uno dei robot del reparto Lastratura mentre effettuava interventi di manutenzione. E, il giorno dopo, un operaio marsicano, Italo Nanni, di 63 anni, di Sante Marie (Aq), padre di due figlie, è morto in un incidente stradale avvenuto a Pietrasecca (L'Aquila). L'uomo tornava a casa dal lavoro.

"Da evidenziare - dice ancora Quinti, che è di Arezzo - anche le disparità di trattamento quando ci sono vittime sul lavoro. Dipende da come vengono classificate se morti sul lavoro, morti in servizio e vittime del dovere. Nel primo caso le tutele e gli aiuti per le famiglie, dopo la scomparsa dei propri cari, sono quasi inesistenti. Vengono lasciate sole. Lo Stato non le considera. Insomma questa resta una brutta pagina del nostro Paese, spesso zeppa di ipocrisia". 

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