Uccise sarta 84enne di Gissi: l'imputato non si presenta al processo. Slitta sentenza

Neppure stamani si è presentato dinanzi alla Corte d’Assise di Lanciano (Ch) per farsi interrogare o rendere dichiarazioni spontanee. Lo fa dallo scorso 5 dicembre, allorquando Flavio Giovanni Meo, 60 anni, di Palmoli, è comparso per rispondere dell’omicidio aggravato di Carolina D’Addario, 84 anni, amata sarta di Gissi.

Lui preferisce rimanere al carcere di Frosinone e dunque non partecipa al processo, nonostante ogni volta promette al suo difensore Luigi Masciulli di farlo. Così è stato anche oggi giorno in cui era prevista la discussione e poi la sentenza per l’orribile uccisione di Carolina D’Addario, per tutti Nelluccia. L’antivigilia di Natale, il 23 dicembre 2023, le ha sferrato in casa una coltellata mortale al polmone sinistro con una lama da 22 centimetri, poi l’ha rapinata di 20.500 euro e preziosi, tra cui la fede nuziale, la collana e un altro anello che la donna indossava. Ieri era previsto l’epilogo su questo doloroso delitto, ma il pm di Vasto, Vincenzo Chirico, prossimo al trasferimento a Campobasso, arriva con un’ora e mezza di ritardo per imprevisti d’ ufficio.

La Corte, presidente Massimo Canosa, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni, più i giudici popolari, decide per il rinvio di discussione e sentenza al prossimo 30 maggio. Troppo gravosa la giornata con una discussione che doveva impegnare pm, difesa e tre parti civili, che patrocinano i figli della defunta, Teresa e Dario, la nuora Giuseppina e la nipote Daria. Ognuno chiede un risarcimento danni di 300 mila euro. I legali di parte civile sono Nicola Chieffo, Agostino Chieffo e Alessandro Orlando. 

A fine udienza Nicola Chieffo dice: “Udienza rinviata in quando si prevedeva una durata importante e per diverse ore, così il collegio ha ritenuto di rinviare, ma cambierà poco anche senza imputato.  Ma auspichiamo che finalmente venga in aula per spiegare l’accaduto”. Per alcuni familiari di Nelluccia: “Una giornata a vuoto. E’ un dolore che si ripete ogni giorno e al processo ancora di più”. Il difensore Masciulli affina la sua difesa per il 30 maggio e spiega: “Meo non se l’è sentito di venire, non è una strategia processuale. Lui si vergogna della stampa a dei mass media, non vuole apparire dice. Continua a dirmi che viene poi sistematicamente si rifiuta anche per non incrociare lo sguardo dei parenti perché si vergogna. Cercherò di convincerlo di venire per l’ultima udienza per rendere spontanee dichiarazioni”. La difesa punterà di nuovo all’ inutilizzabilità delle spontanee dichiarazioni rese da Meo nella fase delle indagini.  09 mag. 2025

WALTER BERGHELLA

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