Coronavirus. Abruzzo. 'Ristrettezze e lacune della sanità frutto di ruberie e tangenti'

"Le difficoltà, la carenza di mezzi e posti letto, le ristrettezze economiche nella sanità pubblica di oggi vengono da lontano. Anche dalle ruberie e dalle tangenti provate e certificate nelle sentenze del processo della "Sanitopoli" in Abruzzo".

E' l'esame fatto da Giuseppe Bellelli, ex pm del pool della Procura di Pescara, guidata da Nicola Trifuoggi e con Giampiero Di Florio, che dodici anni fa diede vita all'inchiesta di "Sanitopoli" che decapitò la Giunta regionale guidata da Ottaviano Del Turco. 

Prime notizie di reato nel 2006, manette nel 2008 , processo con 100 udienze fino al 2013. Il 14 luglio 2008 la Guardia di Finanza arrestò l’allora presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, e con lui, tra gli altri, assessori, ex assessori, consiglieri regionali e alti funzionari. Le accuse, a vario titolo, erano associazione a delinquere, truffa, corruzione e concussione, in relazione alla gestione dei rapporti tra governo regionale e sanità privata in Abruzzo. Ad accusare l’ex governatore dell’Abruzzo di essersi fatto dare 850mila euro, fu l’imprenditore Vincenzo Angelini titolare di Villa Pini a Chieti, che rivelò ai magistrati di aver pagato tangenti per 15 milioni di euro in cambio di favori.

"Gli imputati - ricorda Bellelli, oggi procuratore capo a Sulmona (Aq) - si vantavano dei tagli ai posti letto fatti nel pubblico e nel privato: per loro era un elemento di difesa, per dichiararsi innocenti: ma Angelini diceva 'con tutti i soldi che vi ho dato, volete tagliare anche me?'. Insomma, quei tagli furono occasioni da sfruttare per ottenere mazzette".

"Si difendevano dicendo che era stata Roma, lo Stato, ad imporre quei tagli, ma è pur vero che l'Abruzzo divenne regione canaglia per via delle due cartolarizzazioni messe in campo dalle giunte di centrodestra e centrosinistra e di altre malversazioni, che sono all'origine del dissesto che ne è seguito - prosegue Bellelli -. Adesso troviamo le conferme degli effetti di quelle deviazioni e io mi indigno, perché viene tutto da lontano. La corruzione trova terreno fertile nel momenti di crisi, di ristrettezze dopo gli sperperi, ecco dunque che i tagli dei posti letto e dei servizi sanitari generarono tangenti in danno della salute dei cittadini".

Laconico quasi il commento del collega Di Florio, capo della Procura di Vasto: "Se oggi l'Italia è stata in grado di passare da 4 mila a 12 mila posti letto in terapia intensiva, qualcosa vorrà dire. Rifletto però sul fatto che mi sembra come il sistema sanitario si regga più sul contributo delle persone, medici, dirigenti, infermieri, che del sistema in sé, più sul buonsenso che sulla struttura. Noi scoprimmo che in Regione nessuno controllava i rimborsi alle cliniche, e che forse se si fosse proceduto con più saggezza adesso non ci sarebbe stata questa corsa a ricostruire i letti di terapia intensiva". 

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