Abruzzo. Grandinata distruttrice ma la Protezione civile non riconosce stato calamità
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Danni per 222 milioni di euro in Abruzzo a causa della grandinata del 10 luglio scorso, ma il Dipartimento di Protezione civile ha notificato alla Regione Abruzzo il diniego al riconoscimento dello stato di emergenza, e quindi di contributi.

Secondo la Protezione civile, si legge in una nota della Regione, "nonostante i plurimi sopralluoghi effettuati nei comuni maggiormente colpiti, i danni riscontrati possono e devono essere affrontati con le ordinarie risorse degli enti locali interessati".

"Sono fortemente stupito - sottolinea il presidente della Regione, Marco Marsilio -. Il 10 luglio si è abbattuta su tutta la costa adriatica, dall'Emilia Romagna alla Puglia, una grandinata di eccezionale violenza che ha provocato danni lungo un fronte di centinaia e centinaia di chilometri. Mi chiedo che cosa altro debba accadere per riconoscere l'eccezionalità dell'evento e come, con le ordinarie risorse di bilancio, i Comuni coinvolti possano farsi carico da soli degli interventi necessari".

"In Conferenza delle Regioni - aggiunge - chiederò al presidente Stefano Bonaccini -  un intervento comune e coordinato di tutte le Regioni nei confronti del Governo". Marsilio ha anche scritto  ai governatori di Marche, Molise e Puglia, per sollecitare un intervento comune e, approfittando dell presenza del premier, Giuseppe Conte, e del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, nel corso della Conferenza nazionale delle autorità di Protezione civile, oggi, ha sollecitato "di rivedere la decisione e riconoscere lo stato di calamità negato". 

La devastante grandinata, balzata agli onori della cronaca nazionale per la grandine delle dimensioni di una arancia,  ha distrutto migliaia di automobili, compromesso coltivazioni e danneggiato abitazioni ed esercizi commerciali. Un disastro. 

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