"Le parole di Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa di Stellantis, riportate da "Il Fatto Quotidiano" del 28 giugno 2025, sono allarmanti: entro fine anno, se non cambieranno le condizioni su costi energetici e normative sull’elettrico, Stellantis potrebbe smantellare alcuni stabilimenti italiani, tra cui quello di Atessa. Una dichiarazione grave e irresponsabile: lo stabilimento ex Sevel rappresenta circa il 50% della produzione italiana di Stellantis ed è l’unico sito dedicato ai veicoli commerciali leggeri. La sua eventuale chiusura significherebbe colpire duramente l’occupazione e distruggere una delle ultime realtà industriali forti del Mezzogiorno, con conseguenze devastanti anche sull’indotto che coinvolge migliaia di lavoratrici e lavoratori in Abruzzo e nelle regioni limitrofe".
Lo afferma in una nota Alfredo Fegatelli, Fiom Cgil Chieti. Ma che ha detto Imparato durante gli Stati generali dell’energia organizzati a Roma? Senza correttivi sul Green Deal europeo, senza incentivi per il rinnovo del parco auto e soprattutto senza un taglio al costo dell’energia, il gruppo potrebbe rivedere profondamente la propria presenza nel Paese. "Se per fine anno le cose non cambiano, dovremo prendere decisioni toste", ha dichiarato. "In Francia pago l’energia 65 euro a megawattora, in Spagna 80. In Italia oltre 180. A questi livelli, la competitività è ammazzata". Il manager ha poi elencato le criticità del mercato europeo dell’auto: sanzioni economiche per chi non raggiunge le quote di elettrico, prezzi non accessibili, e un parco auto ormai obsoleto. "Nel 2019 c’erano 49 modelli sotto i 15mila euro. Oggi, solo uno".
Secondo Stellantis, l’obiettivo Ue di raggiungere il 20% di vendite elettriche è irrealistico per i veicoli commerciali. Il rischio? Ogni punto di mancato raggiungimento costerebbe 150 milioni in multe. "La pago una volta, la seconda volta chiudo Atessa", ha avvertito.
"Nel sito della ex Sevel - riprende il sindacato - è attivo un piano di esodo incentivato per oltre 400 lavoratori. In pochi anni si è passati da oltre 6.000 a meno di 4.900 occupati diretti e con questa nuova uscita si scenderà intorno ai 4.500. A questi si aggiungono centinaia di precari in somministrazione o staff-leasing, lasciati fuori senza rinnovo contrattuale. Una progressiva e grave riduzione dell’occupazione, che rischia di diventare strutturale. A rischio è l’intera filiera dell’automotive, composta da fornitori, logistica e servizi, già in sofferenza per il calo degli ordinativi. La chiusura del sito della Val di Sangro sarebbe un colpo letale all’economia del territorio e dell’intera Regione. Intanto, il Governo continua a parlare di “zero licenziamenti”, mentre la realtà è fatta di uscite incentivate, precarietà, crollo degli ordini e gestione degli ammortizzatori sociali".
I dati sulle immatricolazioni di giugno lo confermano: "mercato in calo del -17,44%, con Stellantis a -32,9% rispetto a giugno 2024. La quota di mercato del gruppo è scesa dal 30,1% al 24,5%". In questo contesto, cresce l’incertezza tra i lavoratori.
"La Regione Abruzzo, in questi anni, - rimarca Fiom - ha ignorato gli appelli dei sindacati, preferendo assecondare l’azienda. Ha rinunciato a ogni ruolo attivo, lasciando che il territorio perdesse centralità nelle strategie industriali del gruppo". Fiom chiede: la convocazione urgente del tavolo regionale sull’automotive, con sindacati, aziende della filiera e istituzioni; l'intervento immediato della Regione, per chiarire le dichiarazioni di Jean-Philippe Imparato e le reali intenzioni su Atessa; il blocco di ogni ulteriore riduzione occupazionale, a partire dal piano di esodo in corso; il coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi: non è più sufficiente il tavolo al Mimit. La vertenza Stellantis e l’intero comparto automotive devono diventare una priorità nazionale. Solo evocare la chiusura di Atessa è una minaccia inaccettabile! Il territorio, i lavoratori, le famiglie e l’intera filiera meritano risposte chiare e immediate. Il Governo e la Regione Abruzzo devono assumersi le proprie responsabilità, prima che sia troppo tardi".
Sulla questione interviene anche il gruppo Progetto Lanciano che fa presente: "Mentre il ministro [in]competente Urso dice che in Italia tutto va bene, e che in Europa chiudono le fabbriche, il responsabile del gruppo in Europa afferma l'esatto contrario. Sono già in Italia migliaia le uscite volontarie dalla ex Sevel e, come ben sappiamo e abbiamo in più occasioni ricordato, la cassa integrazione ha già concluso il suo utilizzo massimo previsto per legge. Quando leggiamo le dichiarazioni alla camomilla di Marco Marsilio e dell'assessore Tiziana Magnacca ci sembra che vivano su un altro pianeta, incapacità di leggere la realtà delle cose, il dramma che si può consumare sul nostro territorio, e ne registriamo l'immobilismo".
E Leo Marongiu, Pd Chieti: ""Le parole di Imparato sono raggelanti e pongono interrogativi gravi sul futuro dello stabilimento di Atessa. A fronte delle rassicurazioni del centrodestra, è urgente fare chiarezza: la Regione convochi subito Stellantis e rappresentanti del Governo in Consiglio regionale". 02 lug. 2025
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