Gentilissimo ministro Adolfo Urso, colgo l’occasione della sua presenza in Abruzzo per ribadire le nostre posizioni sulla crisi di Stellantis che coinvolge sia lo stabilimento di Atessa (Ch) che quello di Termoli (Cb) in Molise. I due siti produttivi hanno una importanza strategica per i nostri territori e per le rispettive regioni e la preoccupazione sulla situazione che si è creata cresce sempre più con il passare del tempo. Avevamo riposto le nostre speranze nel tavolo ministeriale specifico per Stellantis, da Lei istituito già da febbraio 2023, ma non possiamo che constatarne l’inefficacia sulle sorti della produzione di auto in Italia".
Inizia così una lettera che Romeo Pasquarelli, responsabile Usb lavoro privato Abruzzo e Molise ha inviato al titolare del Mimit, ossia ministero della Imprese e del Made in Italy.
"Il duro confronto che il dicastero, da lei presieduto, sta portando avanti con i vertici Stellantis - si legge nella missiva - è comprensibile per la richiesta di garanzie occupazionali e produttive a fronte di ingenti somme pubbliche da riversare nel settore automotive, ma per noi il tema va affrontato in maniera più ampia e con lo sguardo rivolto al futuro. Come Lei, a suo tempo, anche l’Usb aveva espresso i propri dubbi sulla cessione di Fca in mano straniera senza alcuna precauzione, in quella occasione però, avevamo avanzate proposte per il settore che sono state completamente ignorate".
"Crediamo fermamente - viene aggiunto - che il settore automotive, all’interno della transizione ecologica, abbia bisogno di un deciso intervento pubblico sia dal punto di vista economico che legislativo: incentivazione degli investimenti con garanzie occupazionali e di rispetto ambientale dei territori, programmazione di infrastrutture, anche digitali, con tempistiche certe e sotto il controllo diretto del ministero, imporre la riduzione dell’orario lavorativo a 32 ore settimanali a parità di salario, legare qualsiasi finanziamento all’occupazione stabile, creare un fondo per integrare i salari fino al 100% dei lavoratori del settore in cassa integrazione, ricreare i consorzi industriali con finanziamenti mirati e coordinati a livello nazionale dal ministero mettendoli in rete tra di essi, finanziare centri di ricerca sul settore in collaborazione con le Università dei territori, accelerare sulla realizzazione di capillari infrastrutture necessarie per il passaggio alle auto elettriche, riattivare e finanziare insediamenti di produzione nel settore elettronico utili all’automotive, vedi polo dell'Aquila".
"Il tutto naturalmente non può prescindere dal rafforzamento della legge contro le delocalizzazioni e il dumping che le grandi aziende utilizzano per ridurre i costi e aumentare i propri profitti ignorando le responsabilità sociali delle imprese previste nella nostra Costituzione".
"La crisi che sta investendo lo stabilimento di Atessa, che da decenni è il più redditizio di Stellantis in Italia, oltre ad esser il più grande in Europa nella produzione di veicoli leggeri, non può esser ricondotto solo al calo di richieste di mercato ma ha origine da scelte ben precise dell’azienda: nascita di una fabbrica gemella in Polonia e in prospettiva di un'altra in Francia per la produzione di veicoli ad idrogeno con un finanziamento pubblico di circa 1 miliardo di euro. Da giugno si ricorre ad ammortizzatori sociali nonostante si siano persi quasi 2.000 posti negli ultimi anni".
"Ancor più grave è la situazione dello stabilimento di Termoli per il quale Stellantis ha annunciato pochi giorni fa la cancellazione dei fondi previsti per la nascita della Gigafactory. Ci si è concentrati per anni sulla realizzazione di tale impianto mentre l’azienda trasferiva produzioni meccaniche in altri siti europei ed extra europei con pesanti ricadute occupazionali e salariali".
"Altro nodo da sciogliere è la situazione di scarsa democrazia sindacale imposta dal Contratto collettivo specifico voluto dall’allora ad di Fca, Sergio Marchionne ,e che oggi è uno strumento che blocca l’azione rivendicativa dei lavoratori e viene utilizzato per fare e disfare a proprio piacimento, riducendolo ai minimi termini, il confronto con i dipendenti".
"Signor Ministro, - è la conclusione - riteniamo che sia tempo di agire con decisione per scongiurare la fine ingloriosa del settore automotive nel nostro Paese, che è stato economicamente trainante per quasi un secolo. È il momento per l’ingresso dello Stato Italiano nell’azionariato Stellantis, in maniera paritetica a quella posseduta dal governo francese". 19 sett. 2024
@RIPRODUZIONE VIETATA