Stellantis Atessa. Finita la cassa integrazione ordinaria, si passa alla solidarietà

Esaurite le 52 settimane di cassa integrazione ordinaria nello stabilimento Stellantis di Atessa. Dal 10 giugno 2024, il colosso motoristico ha fatto ricorso alla cig, coinvolgendo tra i 700 e i 1000 dipendenti.

Concluso il periodo massimo previsto dalla normativa, "si è reso necessario - dicono in una breve nota i sindacati - individuare un nuovo ammortizzatore". Per questoFim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf, insieme alle Rsa aziendali, hanno incontrato l’azienda. Il confronto si è tenuto con la direzione di Val di Sangro, con l'obiettivo di trovare una soluzione alla crisi produttiva.

La scelta, condivisa, è caduta sui contratti di solidarietà, in vigore dal prossimo 12 maggio, ritenuti lo strumento è ritenuto più adatto alla fase attuale. Così è stato siglato un accordo, con i sindacati che hanno ottenuto una clausola importante: la garanzia della maturazione dei ratei mensili per tutti. "Un segnale che tutela economicamente i lavoratori coinvolti. In questi giorni si terranno assemblee con i dipendenti. Lo scopo è illustrare l’intesa che giunge in uno dei momenti più critici della ex Sevel, nata nel 1981 per la realizzazione di veicoli commerciali leggeri e ritenuta fabbrica d'eccellenza in Europa, in cui per decenni ha primeggiato. Dallo scorso anno situazione sempre più critica.

"I nodi – commenta la  Flmu -Cub (Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti), con Giordano Spoltore – sono arrivati al pettine. Lo stabilimento ‘modello’ conferma le nostre perplessità. Il reiterato ricorso agli ammortizzatori sociali che si ripercuotono sulla collettività e dalla durata non eterna, con aumento degli operai interessati rispetto alle precedenti comunicazioni, accomuna sempre più il futuro produttivo ed occupazionale della fabbrica abruzzese a quello degli altri siti italiani, conseguenza della multinazionale franco-italica, di raggiungere profitti senza adeguati investimenti e ricerca, ma con la delocalizzazione e l’intensificazione dello sfruttamento per la riduzione progressiva degli occupati con il rischio di infortuni ed insorgenza di patologie correlate".

"Il tempo delle rassicurazioni - prosegue - è finito, serve una svolta. Nonostante il calo rispetto al primo trimestre 2024, resta un dato: 49.367 furgoni, con oltre 1.000 addetti in meno. Intanto a Gliwice, in Polonia, si stima il doppio di produzione. Serve ora un piano industriale che guardi al lungo periodo". 06 mag. 2025

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