Stellantis Atessa. Cancellato terzo turno per l'estate. Ed è polemica feroce su 'minaccia' chiusura stabilimento

Lo stabilimento Stellantis di Atessa, cuore produttivo dei veicoli commerciali leggeri in Italia, sospenderà il terzo turno a partire dalla prossima settimana e per tutto il periodo di luglio e agosto. La comunicazione è arrivata questa mattina nel corso di una riunione tra la Direzione aziendale e i sindacati.

La decisione, dettata da un calo della domanda, coinvolgerà l’intero sito con l’eccezione del CKD della Lastratura. In Verniciatura il terzo turno resterà attivo in forma ridotta. Inoltre, le giornate dell’11 e del 14 luglio saranno coperte tramite contratto di solidarietà.

Ma a far esplodere la tensione, già alta, sono state le dichiarazioni rilasciate dal responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, intervenuto agli Stati generali dell’energia organizzati da Forza Italia. Il manager ha lanciato un avvertimento senza precedenti: "Ogni punto che non faccio mi costa 50 milioni. Il rischio massimo che ho è di 2 miliardi e mezzo fra 2-3 anni. Questo lo pago una volta, la seconda volta chiudo Atessa". 

Usb: "Il metodo Stellantis è spremere le fabbriche, chiedere soldi pubblici e minacciare i lavoratori"

La politica di Stellantis – denuncia l’Usb – è quella di raccogliere investimenti, sconti fiscali, facilitazioni da parte dei governi dei singoli paesi e poi mettere in competizione tra loro i siti di produzione. Così, uno stabilimento dalle produzioni record come quello di veicoli commerciali di Atessa può essere messo in competizione con quello polacco, identico per missione industriale.

La stessa policy di Stellantis – prosegue l’organizzazione – sta facendo tramontare l’ipotesi di Gigafactory a Termoli, a cui questa azienda non dà uno straccio di futuro, nonostante impegni, cassa integrazione e le vagonate di soldi pubblici versate negli anni, mettendo per strada migliaia di lavoratori.

«Il metodo che stiamo subendo è quello che prima era della Fiat e ora è di Stellantis: alzare la posta, preannunciare tagli occupazionali, lamentarsi delle criticità del mercato e, mentre macina dividendi, battere cassa per chiedere investimenti pubblici».

«In fabbrica – aggiunge Usb – la politica di Stellantis è quella dei prenditori: tenere i lavoratori con salari bassi, utilizzare la CIG al massimo delle possibilità, sfruttare ogni singolo movimento dei lavoratori sulla catena di montaggio fino a spremerli come limoni».

Usb chiude con un monito rivolto al governo: «Ricordiamo l’importanza di avere un piano di intervento sull’automotive che preveda in primo luogo la difesa dell’occupazione e dei siti di produzione. Ad oggi, tutte le prese di posizione della politica sono state smentite dall’azione di Stellantis. Prendiamo molto sul serio le dichiarazioni del signor Imparato. Se vogliamo difendere i nostri posti di lavoro, sappiamo che la migliore risposta può arrivare dalle fabbriche".

Fim Cisl in allarme: "Inaccettabili minacce"

La Fim Cisl, dopo la prima presa di posizione della Fiom, non usa mezzi termini: "Le parole di Imparato sono gravi e allarmanti, mettono in discussione l’intero impianto industriale italiano del gruppo", dichiarano Stefano Boschini e Amedeo Nanni. "Ci aspettiamo una smentita. È inaccettabile che dopo gli impegni assunti con Governo e sindacati, Stellantis torni a parlare di chiusure. Servono una smentita immediata e un tavolo urgente con il Governo".

Torto (M5s): "Serve una risposta strutturale per salvare Atessa"

Sulla stessa linea l’onorevole Daniela Torto (M5S), che annuncia una interrogazione parlamentare: "Una doccia gelata per l’economia abruzzese. Il Governo deve intervenire subito. Non possiamo permettere che una realtà strategica venga smantellata per colpa di costi fuori controllo e mancanza di visione".

Paolucci (Pd): "C'è chi minimizza, ma la crisi è reale"

Durissima la reazione del capogruppo regionale del Pd, Silvio Paolucci: "Le parole di Imparato sono state chiare. È gravissimo che l’assessore regionale Tiziana Magnacca (LEGGI QUI) minimizzi, sostenendo che non si è parlato di chiusura. Il rischio esiste e va affrontato". Paolucci punta il dito contro l’assenza di una strategia energetica nazionale, l’immobilismo delle Regioni e la mancanza di una politica industriale coerente: "In cinque anni Sevel è passata da oltre 6.000 a meno di 5.000 dipendenti, mentre Denso è già sotto le 600 unità. L’indotto è in ginocchio. E si continuano a lanciare messaggi ottimistici, ignorando la realtà".

Fegatelli: "Io creo panico? No, solo citazioni. La bomba l’ha sganciata Imparato"

Incalza anche il rappresentante sindacale Alfredo Fegatelli, che replica duramente all’assessora Magnacca: "Non sono io ad aver parlato di chiusura. Ho solo riportato fedelmente le parole di Imparato. Se l’assessora non ha colto la portata della frase, può rivedersi l’intervista. Altro che panico: questa è la realtà industriale che bussa alla porta". E aggiunge: "In questi anni chi segnalava le criticità veniva ignorato. Ora i nodi stanno venendo al pettine, e chi minimizza si assume una responsabilità gravissima". 03 lug. 2025

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