Morto sul lavoro. In Sevel produzione ridotta e cassa integrazione. Fiom proclama sciopero

Produzione ridotta e cassa integrazione. E tutti i trasfertisti a casa. 

Così la Sevel di Atessa (Ch) andrà avanti fino a che parte degli impianti saranno sotto sequestro. I "sigilli" sono stati apposti, dalle forze dell'ordine e su disposizione della Procura di Lanciano, alla Ute 1, nel reparto di Lastratura, sulla linea "fiancate furgoni sinistre corte", dove, il 3 gennaio scorso si è verificato l'infortunio in cui è rimasto ucciso Cristian Terilli, 28 anni, del Frusinate, schiacciato da quintali di ferro di un impianto robotico che, franando, gli è piombato addosso. Con parte dei macchinari  bloccati dalla magistratura, che sta effettuando accertamenti e che deve disporre perizie, è impossibile che nell'azienda del Ducato si possa lavorare a pieno regime.

Ed ecco la decisione, comunicata oggi al Comitato esecutivo dei sindacati, "di procedere alla temporanea e parziale riduzione dell'attività",  dal primo turno di domani, 8 gennaio, e fino a domenica 12 compresa.

In questa sistuazione "straordinaria" la produzione si attesterà intorno ai 900 veicoli giornalieri contro i circa 1.200 realizzati normalmente e di conseguenza - viene reso noto dall'azienda - "circa 700 lavoratori in tutto lo stabilimento, saranno interessati dalla cassa integrazione ordinaria". Essi riceveranno comunicazione individuale. Inoltre, quasi tutti i trasfertisti, circa 200, durante questo periodo saranno mandati via. 

"Una situazione - commenta Nicola Manzi, Uilm Chieti Pescara - che si ripercuoterà negativamente su tutto l'indotto, considerando che attorno al pianeta Sevel ruotano circa 20mila addetti". 

Intanto Fiom ha proclamato, per il 9 dicembre, due ore di sciopero in Sevel e in tutte le aziende dell'indotto "in modo da favorire una riflessione collettiva sulla tragedia avvenuta e su come intervenire per evitare che accadano altri incidenti".

"Vittima - scrive in una nota il sindacato - ancora un lavoratore in subappalto. Purtroppo, nel nostro Paese gli incidenti sul lavoro spesso non sono la conseguenza di una mera fatalità ma di mancanza di formazione, di rispetto delle procedure e delle regole di sicurezza. Questi fatti - viene aggiunto - mostrano l’inadeguatezza dei sistemi di prevenzione. Va rafforzata l’attività ispettiva degli organi preposti, spesso oggetto di tagli da parte dei governi. Un lavoratore quando esce da casa deve poter tornarci riportando il frutto delle fatiche quotidiane ai propri cari. Non è possibile uscire senza poter tornare. Il diritto alla vita di un lavoratore è un bene assoluto che nessuno può cancellare".

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Foto Andrea Franco Colacioppo

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