Metalmeccanici in sciopero il 28 marzo: manifestazione in Val di Sangro

I metalmeccanici tornano a scioperare in tutta Italia, venerdì 28 marzo, affinché si riapra il tavolo della trattativa e si proceda a rinnovare il contratto nazionale di lavoro.

"Federmeccanica - denunciano Fim, Fiom e Uilm - sta negando il diritto fondamentale al rinnovo del contratto, impedendo la ripresa della trattativa necessaria per aumentare il salario e migliorare le condizioni di vita e occupazionali". Per questi motivi, braccia incrociate per 8 ore.

In Val di Sangro (Ch) manifestazione, con presidio, dalle 10 alle 13, davanti alla sede di Confindustria a Mozzagrogna (Ch).

"L'iniziativa - rimarca la triplice - punta a sensibilizzare l'opinione pubblica e a richiamare l'attenzione delle istituzioni sulle problematiche del settore industriale e sulle condizioni dei lavoratori". Al presidio interverranno figure di spicco del panorama sindacale, quali Massimiliano Nobis, della segreteria nazionale Fim Cisl; Simone Marinelli, rappresentante nazionale Fiom Cgil e Gianluca Ficco, della segreteria nazionale Uilm-Uil.

"Confindustria Val di Sangro, cuore produttivo della regione, - viene ancora spiegato - rappresenta un punto strategico per questa mobilitazione, essendo il fulcro di numerose aziende e lavoratori del settore manifatturiero e metalmeccanico.

"Con questo sciopero - dichiarano i sindacati, -, siamo determinati a definire aumenti certi del salario ed estendere i diritti contrastando la precarietà e riducendo l'orario di lavoro. Si tratta anche di aumentare la tutela in materia di salute e sicurezza".

E Rifondazione Comunista, in una nota, dice di condividere le ragioni dello sciopero. "I padroni, - scrive - dopo aver incassato grassi profitti negli ultimi anni, profitti di cui ben poco hanno investito nelle aziende, si rifiutano di trattare. Avanzano addirittura una loro piattaforma alternativa, contro le richieste dei sindacati: appellandosi alla congiuntura non favorevole nel mercato interno e internazionale, non vogliono mettere le mani al portafoglio.
In questi ultimi decenni i salari in Italia sono rimasti al palo e negli ultimi anni sono stati falciati da un aumento dei prezzi che ha riguardato soprattutto i beni di consumo necessari. Per questo l'intransigenza deve essere sconfitta con la lotta e la partecipazione: primo perché è giusto che gli stipendi siano adeguati a una vita dignitosa e perché si lavori in sicurezza, secondo perché è chiaro che solo attraverso la ridistribuzione della ricchezza, con un aumento significativo della domanda interna, dei consumi di massa, è possibile una ripresa della produzione e dell'economia". 26 mar. 2025

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