Trivelle sul lago di Bomba. 'No ad estrazione gas: anidride carbonica potrebbe devastare sottosuolo'
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E dunque, "torniamo a Bomba” e ci torniamo per parlare ancora di gas metano e del giacimento “Colle Santo” scoperto oltre 70 anni fa in Val di Sangro.

Ieri assemblea pubblica al Museo etnografico di Bomba (Ch) promossa dal Comune e dal comitato civico "Gestione partecipata del territorio", per cercare di capire fino in fondo se è sicuro procedere allo sfruttamento del giacimento, che da decenni fa gola alle multinazionali. E' imminente la decisione definitiva del Comitato di Valutazione di impattp ambientale del ministero, cui la società proponente, l'americana Ln Energy, ha rivolto ennesima istanza. Mentre associazioni e cittadini ribadiscono il no al progetto.

I lavori dell’assemblea sono iniziati con il saluto del sindaco, Raffaele Nasuti, e la presentazione dei relatori, tra cui Giovanni Damiani, docente dell'Università Tuscia-Viterbo, ex direttore Agenzia nazionale Protezione ambiente e dell’Arta Abruzzo e già esponente della Regione per il partito dei Verdi.

Ma è stato Massimo Colonna, vero animatore del dibattito. Ha effettuato un lungo excursus sulla storia infinita del progetto per lo sfruttamento del giacimento, iniziato dal 1960 cui ha rinunciato persino  l’Agip, nel 1992, perché presentava grandi criticità sotto il profilo idrogeologico e comunque scarsa convenienza economica.

Di qui l’interessamento di una società estera – la Forest Oil Energy Spa-  che a più riprese ha presentato richiesta di sfruttamento. L’ultima, con adeguata Valutazione preliminare (Vp) non ha convinto per nulla il Comitato civico, che ad ogni richiesta ha fatto sentire alta la propria voce di dissenso, nelle sedi competenti, per le criticità che ciascun progetto presentava sotto il profilo geomorfologico ed idrogeologico. Oltre che dell’impatto ambientale, si parla anche del rischio che potrebbe correre la diga sul fiume Sangro e lo stesso lago artificiale una volta svuotata del gas-metano la bolla ubicata proprio al di sotto dell’invaso.

Il successivo intervento di Alessio Martorella ha chiarito diversi altri aspetti tecnici dell’annosa vicenda per giungere allo studio effettuato di recente da Enrico Miccadei, docente del Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università "d’Annunzio" di Chieti-Pescara su richiesta della parti interessate. La sua relazione per l’impatto ambientale e le criticità idrogeologiche viene giudicata negativamente dal Comitato guidato da Colonna e incompleta, perché contempla solo la situazione della sponda destra del lago e non si occupa minimamente di quella sinistra, da sempre interessata ad importanti movimenti franosi sempre in atto (vedi Montebello sul Sangro e Pennadomo). Fin qui la storia del progetto con tutte le vicende che l’hanno caratterizzato nel tempo.

Ma niente di nuovo rispetto al passato, allora che si fa? Si aspetta inerti la imminente decisione della Comitato Via? Nemmeno per sogno perché delle novità inedite le ha portate Damiani e riguardano fondamentalmente nuovi rischi dovuti al previsto sversamento dell’anidride carbonica nel sottosuolo e, come affermato nel progetto, nella stessa bolla dove è stato estratto e ripulito il gas-metano. "Tale operazione, prevista per evitare gli effetti della CO2 nell’atmosfera - afferma Damiani - potrebbe generare un risultato molto diverso e altrettanto, se non più dannoso. L’immissione nel sottosuolo dell’ anidride carbonica allo stato puro andrà ad abbreviare i tempi – in natura assai lunghi - di dissolvimento delle rocce calcaree, con conseguente creazione di vuoti e cavità importanti, anche ramificate (VEDI FOTO), e conseguenti sprofondamenti del territorio interessato. E sappiamo che in questa zona insiste il lago di Bomba o del Sangro.

Questa tesi è adeguatamente confortata da formule chimiche e documenti che parlano di questi fenomeni, già accaduti anche in Italia. Insomma l’anidride carbonica notoriamente corrode le rocce già quando è presente in natura combinata con altri elementi, ma quando viene immessa in condizione di purezza nel sottosuolo la sua azione disgregatrice, dovuta alla maggiore pressione, diventa devastante e ciò potrebbe portare ad effetti catastrofici anche in qualche decennio. E sono effetti mai prevedibili.

Nei saluti finali si è però anche fatto cenno ad un asso nella manica che il Comitato potrebbe giocarsi in casi estremi e si è parlato di indurre i proprietari dei terreni interessati all’impianto a non cederli alla società richiedente. Ma questo è un altro capitolo della vicenda. Staremo a vedere.  04 nov. 2024

VITO PAOLINI

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