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Sulmona (Aq) - Sulmona (Aq) - "Istigazione al suicidio": c'è l'inchiesta. La procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un fascicolo sulla drammatica fine dell'ex generale dei carabinieri forestali, Guido Conti, che si è ucciso venerdì scorso nelle campagne di Pacentro (L'Aquila). Un colpo di pistola alla testa: così ha voluto chiudere i suoi giorni. Ad avviare gli accertamenti è stato il pm Anna Scarsella, che acquisirà  tutti i documenti informatici e telefonici, come email e chat, il suo computer e il telefonino. La magistratura vuole capire perché Conti si sia ammazzato, che cosa l'abbia spinto a programmare ogni attimo della sua morte e a premere quel grilletto.
Ci sono le sue ultime lettere, tra cui quella che accenna al dramma di Rigopiano. "Vivo con il cruccio" della tragedia perché "quelle vittime mi pesano come un macigno", ha lasciato scritto, aggiungendo che "Rigopiano è stato uno dei motivi che mi hanno convinto a lasciare il mio lavoro e a tentare di fare altro o a disinteressarmi di tutto questo. Non vivo, vegeto, facendo finta d'essere vivo".  Un "macigno", dunque, anche se non aveva alcune responsabilità per quanto accaduto. Probabilmente era preoccupato per quel parere, non vincolante, concesso per l’ampliamento del centro benessere dell’albergo devastato dalla valanga a Farindola.

Oggi pomeriggio, a Sulmona si sono svolti i funerali di Conti. La camera ardente era stata allestita a palazzo di giustizia: da lì il feretro è stato portato nella chiesa di Santa Maria della Tomba,  gremita per l'occasione. In migliaia hanno partecipato alla cerimonia, stretti al dolore della moglie Anna, delle figlie Marianna e Federica e della sorella Silvia. Numerosi i carabinieri e i forestali, ex colleghi giunti da Abruzzo, Molise e Umbria. La bara avvolta dalla bandiera tricolore e, sistemati su su di essa, la sciabola e il berretto e, ai piedi, una foto del giovane carabiniere che a 25 anni, appena laureato, aveva deciso di indossare la divisa dell’Arma, per poi passare al Corpo forestale seguendo le orme del padre e poi dover tornare, per una legge dello Stato, ai carabinieri.

"Siamo in tanti perché eri un esempio di rettitudine e amore per la natura", ha detto nell'omelia don Maurizio Nannarone. Tra i banchi della chiesa i vertici dei carabinieri con in testa il comandante della legione interregionale Ogaden, Giovanni Nistri.
"Siamo tutti qui perché nel tuo excursus di funzionario dello Stato hai messo la passione per la natura e la legalità, perché in te era presente la consapevolezza del perché si fa la scelta di servire lo Stato: sei stato un vero custode del bene comune", ha sottolineato invece il generale Nistri. "Tu - ha aggiunto - sei l'esempio più alto dell'articolo 54 della Costituzione italiana, laddove viene chiesto ai cittadini cui sono affidate le funzioni pubbliche di svolgerle con disciplina e onore e tu le hai svolte, caro Guido, nel senso della lettera. Sei stato un integerrimo ufficiale".
Nella folla anche Giulio Rapetti, in arte Mogol, paroliere e autore di mille canzoni. I due erano molto amici; un'amicizia nata in Umbria.
20 novembre 2017


Redazione L'Aquila

La foto dei funerali è dell'Ansa. In alto il generale

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