Neve da incubo, mezza regione isolata e senza corrente elettrica, e nel mezzo l’hotel Rigopiano, a Farindola (Pescara), il resort di lusso dove comunque sono “al caldo”. E’ il 18 gennaio scorso. In Abruzzo, da un paio di giorni, è l’inferno, e il peggio è prossimo ad arrivare. Dal Rigopiano chiamano e s’impuntano: “Bisogna liberare la strada”, l’unica strada, la provinciale che porta all’albergo, perché molti clienti insistono nel voler ripartire. Il paradiso bianco, con la montagna e i suoi boschi, fa paura: vogliono andarsene. Dal Rigopiano insistono. E insistono. Non è ancora successo nulla, da quelle parti, s’intende… E, del Rigopiano, del resort per ricchi, poco importa in quel momento di turbolenze. Ogni telefonata, ogni sms o fax, ogni messaggio tramite whatsapp viene sottovalutato. Serve la turbina, ma non arriverà, anzi, arriverà quando la valanga avrà già sepolto la struttura e fatto 29 vittime. Alle 9.30 del 18 gennaio, a sbottare, è il dirigente del servizio viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D'Incecco, ora tra i 23 indagati per il disastro, mentre parla al telefono con il responsabile del settore operativo Mauro Di Blasio, che dalle prime ore del giorno sta raccogliendo le richieste d'aiuto che giungono da tutte le parti per l'ondata eccezionale di maltempo. A sollecitare interventi, viene spiegato, è anche la direzione del Rigopiano. Serve una turbina, la situazione è critica…Di Blasio lo fa presente a D'Incecco e lui, che è a casa in malattia (dal 16 al 20 gennaio come da certificato, ndr), ma comunque coordina, sbotta: "Quello di Rigopiano non deve rompere il c.... Deve stare calmo". La chiamata viene intercettata, per caso, dalla polizia, dalla Mobile di Pescara, che sta indagando su alcuni lavori pubblici per conto della Procura dell’Aquila. 

Più tardi, appena dopo mezzogiorno… “Siamo stati all'incontro qua in Prefettura, con una certa nonchalance il prefetto, capito... secondo il mio punto di vista sta sottovalutando lo stato d'emergenza”. La chiacchierata, come riporta un’informativa dei carabinieri forestali di Pescara, stavolta è tra la consigliera provinciale Silvina Sarra, sindaco di Bolognano (Pe), e D'Incecco. I due parlano della mancata apertura della sala operativa del Centro coordinamento soccorsi della Prefettura che verrà attivata solo alle ore 13 del 18 gennaio, troppo tardi, secondo la magistratura, e per questo il prefetto Francesco Provolo è attualmente sott’inchiesta, per omicidio colposo e lesioni plurime. Il prefetto ha sottovalutato le condizioni meteo proibitive, il flagello che sta colpendo il territorio. “E vabbè, se ne assume la colpa, cioè se ne assume la responsabilità il prefetto. Non ho capito”, butta lì D'Incecco. Sarra a sua volta chiarisce: “Certo, ma lo sai che è mancato? il raccordo, perché la sala operativa aprirla adesso, capito? Che i sindaci sono arrivati al collasso, io dico che non ha senso ma non è neanche bello”. Dall’altro lato, D’Incecco: “C'hai ragione, doveva essere aperta 10 giorni fa.

Ancora più tardi, alle 15.35 del 18 gennaio, qualche ora prima che la slavina distrugga l’albergo e schiacci vite… “Insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la Spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”. A pronunciare la frase, corredata  da una risata, è un dipendente dell'Anas, Carmine Ricca, al telefono sempre con D'Incecco. La situazione è ormai precipitata, peggiorata anche dalle scosse di terremoto. La macchina dei soccorsi inesistente, senza mezzi, disorganizzata, nel caos. Ci sono altre priorità, ovunque, e il resort dello sfarzo può attendere. Ancora una risatina tra i due e poi Ricca: “Ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me”. D'Incecco stavolta gli domanda quando potrà raggiungere Rigopiano: “Quanto tempo? Oggi pomeriggio non si può fare niente?", e Ricca : “Mò, penso... oggi... la madonna che c'è qua... mò penso no". Di Blasio, della Provincia, dice poi a D'Incecco: "Abbiamo telefonato all'hotel Rigopiano…Gli abbiamo detto di darsi una calmata che per il momento dobbiamo prima liberare Farindola e dopo possiamo pensare a loro". E D'Incecco: "Bhè, certo, ci mancherebbe". E così, tra una risata e un “ha rotto il c….”, a Rigopiano sono morti. Asfissiati, schiacciati, assiderati sotto il ghiaccio.

28 novembre 2017

Serena Giannico

@RIPRODUZIONE VIETATA

Condividi l'Articolo

Articoli correlati