“Ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno. Dovremmo cercare di abbandonare questo individualismo che a volte ci prende e comprendere che siamo una comunità, che dobbiamo essere solidali fra noi”.
Lui è Gennaro Varone, il pm cantante e musicista. Torna per la terza volta a Lanciano (Ch), “sì perché questa è una città accogliente, che ha una sua vivacità intellettuale, una città che risponde a chi propone arte, che appaga chi fa fatica a preparare uno spettacolo”. È fissato per il prossimo 16 novembre, ore 21, il nuovo concerto di Varone, magistrato, classe 1964, dal titolo “Nun m’ammazza”. Che è poi la nuova canzone scritta dallo stesso pubblico ministero e che sarà presentata in anteprima al teatro Fenaroli.
“Nun m’ammazza” è nata parafrasando la storia biblica di Caino e Abele (“Nun m'ammazza’, nun m’ammazza’ / fratello mio / che si te guardo poi m’ aricordo chi sono io / che c'avemo li stessi occhi lo stesso core / e giochevamo a fa la caccia a sogna' l'amore”), storia però che termina in modo diverso: “Non morirà nessuno in questa canzone. Perché è una canzone per prendere la vita con amorevolezza, perché alla fine i protagonisti si guardano e si dicono: ‘In fondo non c’è niente da conquistare’, si riconoscono fratelli e se ne vanno insieme. È un invito ad essere solidali, una comunità, a riconoscersi fratelli”.
Fra la sua attività di procuratore e di cittadino cosa vede in questa società? Che tempi stiamo vivendo? “Più che sottolineare gli aspetti negativi, quello che auspico, anche attraverso la musica, è di capire che o ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno. Dovremmo cercare di abbandonare questo individualismo che a volte ci prende e comprendere che siamo una comunità, che dobbiamo essere solidali fra noi” anche se “purtroppo ci sono molte divisioni che non aiutano il nostro progresso materiale e spirituale”. La musica può aiutare in questo progresso, in questa riscoperta della comunità? “Certamente, perché si torna ad essere una comunità, si è stretti attorno ad un progetto. Chi propone la serata mette al centro un progetto che diventa comune. Si vive una serenità di pace, serenità, allegria, riflessione. Quello ad esempio è il momento nel quale ci si può riscoprire comunità. Non dimentichiamo che noi siamo una nazione culturale, valoriale”.
Come nasce una canzone di Varone? Da un libro, da un viaggio…?: “La musica è un mistero. E credo che nessuno possa dire come nasca una canzone. Chiediamoci, come nasce una scultura? Allora una canzone nasce attraverso una idea, l’esigenza di esprimerla, nel caso di quest’ultima mia canzone da un’idea di negatività si passa ad un atto di amorevolezza. Poi vengono fuori note, parole e a quel punto fra le mani metti uno strumento, una chitarra o un pianoforte e con la voce nasce… la canzone! Le mie canzoni esprimono i valori dell’amicizia, dell’affettività, in uno stile di vita appassionato ed impegnato”.
Nella serata di sabato saranno proposte canzoni che attraversano tutta la produzione artistica di Varone (come l’album “Dentro ar core”, pubblicato a fine 2018 in vernacolo romanesco). “Gennaro Varone & the Core band”, oltre che dallo stesso magistrato, è composta da Marco Corneli (chitarrista), Giacomo Chiulli (batterista), Elena Polidoro (cantante corista), dalla figlia Maria Michela Varone (pianista), Filippo Samuele (bassista) e Leonardo Zuppa (chitarra elettrica). Il ricavato della serata andrà alle associazioni “I Colori dell’iride” e “Gens Nova”, che collaborano all’organizzazione dell’evento e che sono impegnate nel campo della tutela delle donne.
Un’ultima domanda, per Varone cos’è la musica? “È un regalo che Qualcuno più su di noi ci ha fatto…”.
Alessandro Di Matteo
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