Mozzagrogna. Omicidio Cianfrone. Caccia agli assassini, anche fuori dalle Marche. Lo strazio dei familiari

Tre i colpi d'arma da fuoco esplosi contro Antonio Cianfrone, 50 anni, di Mozzagrogna (Ch), ex vice comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo (Ap). E' stato freddato, ieri mattina, mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare del Tronto, nel comune di Spinetoli. Il tracciato è ora sotto sequestro. 

Due dei proiettili lo hanno raggiunto al torace, mentre un terzo al collo. "Chi ha sparato - dicono gli investigatori - sa farlo...". Le indagini, portate avanti dai carabinieri provinciali di Ascoli e coordinate dal procuratore Umberto Monti, vanno avanti decise, con la raccolta di testimonianze e l'acquisizione di immagini di telecamere. Da una che si trova non lontando dal luogo dell'assassinio, sono arrivatele prime conferme, a cominciare dalla corporatura dei due che gli hanno teso l'agguato mortale. Erano entrambi su una moto: uno è sceso e lo ha ucciso. Poi sono fuggiti a bordo del mezzo. 

L’ipotesi che sta prendendo corpo è i malviventi siano arrivati da fuori le Marche e per questo sono state acquisite anche le registrazioni e i filmati di videosorveglianza degli autogrill e lungo l'autostrada A14. I killer si sarebbero messi in azione una volta riaperti i confini tra regioni.

Una donna, che conosceva la vittima, ha riferito di essere stata la prima a raggiungere Cianfrone mentre era a terra esanime, in una pozza di sangue. "Pensavo fosse un infarto, - ha spiegato - anche se poi ho visto del sangue sul collo. Gli ho preso la mano e gli ho detto: 'Coraggio, dai Antonio, resisti, che ce la fai'". E' deceduto una manciata di istanti dopo. "Ho sentito i colpi, ma non pensavo fossero di arma da fuoco, ma rumori nella zona". Un'altra ragazza ha detto "di aver visto una persona con un casco integrale che usciva da una via secondaria che porta al paese di Fiobbo". Si è avvicinato al maresciallo e ha sparato. Un'esecuzione in stile criminalità organizzata o una rabbiosa e feroce vendetta per motivi personali. 

Secondo un'altra testimonianza la persona alla guida della moto in fuga sarebbe di corporatura robusta, con indosso vestiti di colore scuro; sul sedile posteriore una figura più esile, con capelli un po' lunghi che spuntavano dal casco, a mo' di codino, tanto da non poter far escludere che potesse trattarsi di una donna.

Fisico atletico, gli anni portati più che bene ed un sorriso cordiale. Così ricordano Cianfrone che nel 2015 era stato sospeso dal servizio, per un'inchiesta che lo vedeva coinvolto. Processo ancora in corso, ma le accuse a suo carico stavano cadendo. Non è mai più rientrato nell'Arma, ma ci sarebbe tornato a conclusione del procedimento penale. Sposato e separato e padre di due figli, di 18 e 22 anni, ora aveva una nuova compagna. La sua vita, attualmente, era a Monsampolo. Molti sapevano che amava andare a correre. 

"E’ sempre stato uno sportivo – ricorda suo cugino, l'avvocato Domenico Cianfrone -. Legato al suo paese d'origine, ha avuto in gioventù molti amici, allegro ed educato com’era". Il sindaco di Mozzagrogna, Tommaso Schips: "Abitava ed è cresciuto - riferisce - vicino casa di mia madre, in via Umberto. Lo conoscevo bene. Era bello, buono, rispettoso e integerrimo, come l’intera famiglia". Sconvolte le sorelle, Francesca, che vive a Lanciano, sposata con un calciatore, e Sandra, residente a Santa Maria Imbaro. 

"Me lo hanno portato via - ripete davanti alle telecamere Sandra - e non so perché. Ci devono spiegare perché. Mio fratello è morto la seconda volta. Hanno provato a farlo fuori cinque anni fa, con quell'inchiesta che, ricordo, non è ancora chiusa. Non è stato condannato. Aiutava sempre tutti. Era nella sua natura. Diceva che avevano voluto colpirlo ma non ci erano riusciti. Antonio girava, aveva i suoi amici e andava sempre a fare footing. Ci hanno distrutto - aggiunge - e questo è stato un omicidio premeditato, lo hanno anche seguito...". I tre fratelli erano molto affiatati. 

In lacrime anche lo zio Erminio che scuote il capo e ripete: "Era un bravo ragazzo e non abbiamo mai creduto a quelle accuse. La nostra è una famiglia per bene e lui si preoccupava di aver gettato un'ombra su tutti noi, ma non è così. L'ultima volta l'ho visto mentre andava a trovare la zia e ci siamo fermati per un saluto. Aveva sofferto tanto per la morte della madre che era originaria di Santa Maria di Leuca. Il padre, purtroppo, se n'era andato mentre lavorava nei campi per un malore".

La salma dell'ex maresciallo si trova all'obitorio dell'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno dove sarà eseguita l'autopsia.

Serena Giannico

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