Morte Anna Maria D'Eliseo. La vicina racconta le urla di Di Nunzio. La strana telefonata ai carabinieri

“Mia moglie è morta, si è suicidata!”

 E' la frase che una vicina di casa racconta di aver sentito riecheggiare nel silenzio rovente di un pomeriggio estivo. E' il 15 luglio 2022, a Lanciano (Ch), quando Anna Maria D’Eliso, collaboratrice scolastica di 60 anni, viene trovata senza vita. A processo per omicidio c’è il marito, Aldo Rodolfo Di Nunzio (nella foto), 73 anni, accusato dal pm Mirvana Di Serio di averla strangolata con un filo elettrico.

Oggi, davanti alla Corte d’Assise, la difesa ha giocato l’ultima carta con una teste chiave: la vicina Claudia, che solo ora è riuscita a presentarsi dopo due convocazioni andate a vuoto.

Lei spiega alla Corte di non averle mai ricevute perché finite a un indirizzo sbagliato. Poi riferisce che il giorno della tragedia, dopo l’ora di pranzo e la pappa data al figlio di 2 anni, ha sentito Di Nunzio urlare, ma non ha visto nulla. Poco dopo ancora grida ancora e le dice di chiamare il marito, annunciando il decesso della moglie. "Presa dal panico – afferma la teste - ho chiamato il 118 che mi ha risposto che un’ambulanza era già partita. Torno sul terrazzo e ho visto Di Nunzio che faceva avanti e indietro, dentro e fuori casa. Parlava ad alta voce, in modo molto acuto".

La difesa dell’imputato, ex ispettore dei vigili del fuoco, punta a far vedere lo stato emotivo in cui si trovava l’imputato. "Era una persona effettivamente turbata e un motivo ci sarà, c’era un legame – dice l’avvocato Calogero Talluto, di Agrigento -. Ho avuto modo di vagliare che allo stato di prove monolitiche non ce ne sono, è un processo indiziario. C’era forte agitazione, ma Di Nunzio non è una persona fredda". Altri testi avevano parlato di un marito violento, ma per l’avvocato Alessandra Baldassarre, di Chieti: “Non risulta che c’era un quadro familiare caratterizzato da soprusi".

La difesa ha fatto un sopralluogo nella cantina dell’abitazione ad Iconicella, dove non sono stati trovati appigli al soffitto per avvalorare la tesi del suicidio, non confermato neppure dall’autopsia. "Questo elemento d’accusa non è determinante, vanno valorizzati altri aspetti probatori - aggiunge Baldassarre -. Abbiamo indizi non prove".

L’avvocato Pina Benedetti, parte civile per l’associazione Dafne, ottiene dalla Corte di ascoltare l’audio della chiamata di Di Nunzio ai carabinieri, alle 13.08, in cui annuncia il suicidio della moglie. L’operatore lo scambia per una donna, come la voce di una perizia fonica, e cerca di capire cosa sia accaduto e dove. "Non ha spiegato nulla – dice la Benedetti - ha solo detto sono Di Nunzio, chiedete dell’ex vigile del fuoco. Il carabiniere ha dovuto chiamare prima i vigili e poi fare una ricerca all’anagrafe. Non ha detto... venite a questo indirizzo. Ho voluto che si sentisse, perché per me è stata una telefonata un po' teatrale, anche se di panico, ma non dà informazioni necessarie. Chiede i soccorsi ma perde tempo, del resto non ha fatto nessuna manovra per salvare la moglie". I cinque figli della coppia sono patrocinati dall’avvocato Elisabetta Merlino.

Il presidente Giovanni Nappi, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni, ha fissato al 13 giugno discussione e sentenza di un processo difficile. 23 apr. 2025

WALTER BERGHELLA 

@RIPRODUZIONE VIETATA

totale visualizzazioni: 4007

Condividi l'Articolo