"Vivevamo in simbiosi perfetta e lei viveva per i figli, quel giorno era bello e sereno".
Aldo Rodolfo Di Nunzio (nella foto), 73 anni, descrive così il suo rapporto con la moglie AnnaMaria D'eliseo, 60 anni. Entrambi di Lanciano (Ch), lui è accusato di averla strangolata, il 15 luglio 2022.
“Sono in carcere da 13 mesi 17 giorni, - dice nell'aula della Corte d'Assise di Lanciano - ma io, quel giorno, ho cercato di salvare mia moglie". E' la settima udienza e l'imputato è inarrestabile nel suo racconto, dalle 9.55 alle 12.20, prima con dichiarazioni spontanee, lette, poi con l’esame testimoniale.
Ad inizio udienza Di Nunzio annuncia la revoca del difensore lancianese Alberto Paone, l’ennesimo legale estromesso, da parte sua, dalla vicenda. Resta per ora solo Nicola De Foco di Bari. Rifiuta l’incarico un legale di Avezzano. "Revoco Paone – spiega Di Nunzio – perché voleva che leggessi una dichiarazione concordata. Io non ho niente da nascondere, non l’ho uccisa".
E’ un’udienza complessa che culmina con la decisione della Corte d’Assise di non disporre una super perizia sulle tracce audio estrapolate dlale telecamere di videosorveglianza nella villa della coppia. La Procura, dopo perizia, ha concluso che, in esse, si sente una voce di donna che dice "Lasciami, lasciami", circostanza per cui l’imputato è stato arrestato. Secondo la difesa, supportata dalla consulenza di un super esperto, si sente, invece, una voce maschile che dice "Guarda me".
Il racconto dell’imputato parte da quel giorno d'estate, dal suo ritorno a casa insieme alla moglie, dopo essere stato dall’elettrauto. Poi lui inizia a sistemare il trattore mentre AnnaMaria fa altri lavoretti anche nell’orto. Per un’ora non si vedono. Di Nunzio - prosegue nella narrazione - rientra nel seminterrato dell’abitazione di contrada Iconicella (vedi foto) e trova la moglie impiccata con del filo elettrico e chiama i carabinieri parlando di suicidio.
"L’ho presa tagliando i fili, lei aveva un piede sulla scala e siamo caduti per terra, lei ha battuto la testa sul pavimento". Sconvolto e in lacrime le fa il massaggio cardiaco e disperato butta lì: "Ma guarda cosa mi doveva succedere". Allerta anche i vicini.
Nel successivo esame dell'imputato, il pm Mirvana Di Serio, l’avvocato Pina Benedetti, parte civile per Dafne, il presidente della Corte, Giovanni Nappi, e il giudice a latere, Maria Rosaria Boncompagni, incalzano sul perché non ha prima tagliato i fili e poi chiamato i soccorsi. Il pubblico ministero affonda: "Lei è lucidissimo, perché non l’ha salvata prima di fare tante riflessioni". Di Nunzio risponde: "Sono in carcere senza aver fatto nulla. Ho cercato di salvare AnnaMaria e ho fatto bene a chiamare i soccorsi. Voi non credete a me, mia moglie era appesa, forse voleva solo inscenare il suicidio, ma c’è rimasta. Fate voi la ricostruzione, trovate le prove".
Nappi chiede se Annamaria ha lungamente armeggiato per cercare un appiglio, facendo un’operazione così difficile, con le ragnatele che coprivano il soffitto rimaste integre. L'avvocato De Foco afferma: “Udienza difficile, il pm convinta della colpevolezza, ma l’interrogatorio ha queste dinamiche. Le dichiarazioni di Di Nunzio erano importanti ma quando ci si fa interrogare bisogna accettare le regole e domande incalzanti. La super perizia era importante perché la traccia audio era posta a fondamento dell’arresto. Ci sono delle incertezze macroscopiche sulle voci, se maschile o femminile. Causa l’angoscia, Di Nunzio non ricorda esattamente dove fosse appesa. Processo complicato ma resta indiziario". Ultimo teste il 28 marzo prossimo. 28 feb. 2025
WALTER BERGHELLA
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