Lanciano. Durante lite, lui le stringe la gola, lei lo accoltella. Una condanna

Dopo l’ennesima lite di coppia lui la prende e le stringe la gola e lei, per difendersi, allunga il braccio all’indietro e dal ceppo di legno della cucina prende un coltello lungo 33 centimetri e lo colpisce tra la gola, spalla e clavicola. La lama è affondata per quasi 7 centimetri.

Vicenda di sangue passata dinanzi al gup Giovanni Nappi che, con rito abbreviato, ha ora condannato per tentato omicidio P.C., 36 anni, originaria della Romagna, ma residente a Lanciano (Ch). L’imputata è difesa dall’avvocato Consuelo Di Martino.

La pena inflitta è stata di 3 anni e 25 giorni di reclusione più 15 mila euro di risarcimento danni nei confronti dell’ex compagno L.G., 53 anni. La parte offesa è patrocinata dall’avvocato Giuseppina Di Bucchianico.

Lo screzio tra i due ha avuto come scintilla la circostanza che l’uomo avesse detto alla convivente di essere stato a un funerale, ma che in realtà non c’ era mai stato. Scatta così il litigio: lui schiva una prima coltellata all’altezza del petto, poi è giunto il secondo colpo che lo ha preso al torace, nella regione sottoclaveare, a ridosso del fascio vascolare succlavio sinistro che gli ha procurato una profusa emorragia. Copioso sanguinamento che è stato poi tamponato in ospedale. Il colpo sferrato è passato poco distante dalla vena giugulare.

La coppia si azzuffava spesso, specie dopo l’uso di droga e alcol, e prima del fatto di sangue, del 29 luglio 2016, in casa c’era anche il loro bimbo di sei mesi che, fortunatamente, era andato via poco prima con la nonna alla quale poi è stato affidato. Inizialmente la Procura ritenne che l’accoltellamento non avesse avuto esito nefasto perché la lama si era fermata ad una profondità di 6-7 centimetri. Il reato fu di lesioni aggravate perché commesso contro una persona ad essa legata da relazione affettiva. La vicenda ha avuto una prima parte di giudizio legata alle lesioni aggravati, ma il giudice Stefania Cantelmi ha poi ravvisato il più pesante reato di tentato omicidio, rinviando gli atti alla Procura che ha agito di conseguenza, fino all’attuale procedimento.  

Durante la fase istruttoria l’imputata, e con essa la difesa, ha sempre fatto rilevare che non c’era assoluta volontà di ucciderlo ma che si era trattato solo di autodifesa. Difatti, fino alla fine il legale, Consuelo Di Martino, ha invocato la legittima difesa da parte della donna, che, però, non è stata accolta dal gup. Sull’eventuale ricorso in appello la difesa deciderà dopo aver letto le motivazioni di sentenza.

Anni prima un caso analogo vide l’arresto di una donna accusata del tentato omicidio del compagno, di Ortona, e a cui aveva sferrato un coltello da cucina in gola, ma il tribunale di Lanciano l’ha poi prosciolta per legittima difesa. Lei non l’aveva mai denunciato per le aggressioni sopportte, perché lo amava, ma una sera pure lui l’ha picchiata e presa alla gola. 09 apr. 2025

WALTER BERGHELLA

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