Lanciano. Corso, Pietrosa, Malvò e dintorni... Allerta rossa per il dissesto idrogeologico. Rischio crolli

Il sottosuolo colabrodo di Lanciano (Ch) ha una pesante crisi idrogeologica che violenti eventi dell’estate 2018 l’hanno pesantemente minacciata con allagamenti nell'area del Malvò e auto sbattute contro i muri delle abitazioni in vico II Corsea,  e poi voragini su corso Trento e Trieste, dentro i negozi di abbigliamento Josephine e Martelli, e di nuovo in vico Corsea.

Ora si è fatta la diagnosi e si pensa alla terapia dopo la conclusione della prima fase di studio presentata, questa mattina, in videoconferenza. Del dissesto in centro storico si è occupato il Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università d’Annunzio di Chieti - Pescara che ha analizzato i dati scientifici sul vasto e preoccupante problema. "Crisi profonda - esordisce il docente Nicola Sciarra, ordinario di Geologia applicata -. Da un decennio l’allarme, rimasto del tutto inascoltato, era stato lanciato dall’ingegnere Pasquale Di Monte e dal geologo Luigi Carabba. Città nata su colli che poggia su sabbia addensata, ghiaia e argilla, ma sono le opere mastodontiche realizzate nell’ultimo secolo ad aver appesantito la situazione, col riempimento, per oltre 20 metri di altezza, della Pietrosa, ora piazza D’Amico; materiale perso per sifonamento e che non dà affidabilità. Acque meteoriche che non hanno più sfogo".

Sciarra parla: "Di vera diga di sbarramento alla regimentazione e deflusso delle acque, senza filtraggi e slavamento e senza sapere dove va, con cedimenti importanti. Nessun equilibrio idrogelogico naturale". Muro e arcate della cattedrale finora hanno salvato tutto, con palazzi a rischio di implosione. Tratto di antica fogna ceduta in vico Corsea dove si mescolano acque nere e bianche: "Vera opera d’arte in mattoni fatti a mano - precisa Sciarra -. Ma pure qui pericolo per le abitazioni. Non dò colpa alla Storia, perché le fogne erano adatte all’epoca, ma le città si triplicano. Ora occorrono intrventi sostenibili".

Per l’emergenza generale il Comune finora ha impegnato scarsi 700 mila euro. Entro marzo – aprile si passa allaseconda fase per definire tutto, pure altri sondaggi sotto il Corso, e vedere la zona da drenare e pensare a miglioramenti meccanici delle opere per smaltire le acque nel fitto reticolato sotterraneo dove ci sono bacini di raccolta importanti. "Ci vogliono finanziamenti straordinari per porre rimedio alla situazione – evidenzia il professor Sciarra -. I politici si diano una mossa. Lanciano merita fondi, avendo un eccellente e notevole patrimonio storico e urbanistico unico in Abruzzo e in Italia che va salvaguardato. Se non si interviene tutto può succedere, pure che dei fabbricati crollino, e non si esclude a priori l’esistenza di altre cavità". Insomma è allarme rosso...

E il geologo Carabba aggiunge: "Vanno trovate risorse con una legge, come è stato fatto per Chieti". I monitoraggi scientifici con sofisticati apparecchi, specie per la sicurezza delle persone, proseguiranno e si pensa pure a quello satellitare. "Sulla grave crisi e fragilità del territorio siamo intervenuti in modo rapidissimo per affrontare il problema e tutelare un patrimonio inestimabile – rimarca il sindaco, Mario Pupillo -. Abbiamo interrotto anche il completamento della pavimentazione del Corso. La terapia sarà costosa". E il vice sindaco Giacinto Verna: "Il fenomeno era noto, ma non è mai stato affrontato. Noi subito abbiamo affrontato l’emergenza. Da adesso bisogna dare priorità alla lotta contro il dissesto, iniziando dal prossimo bilancio facendo battaglie per impegnare mutui e trovare soldi per fare investimenti". Alla presentazione dello studio erano inoltre presenti anche il dirigente del settore Lavori Pubblici, Luigina Mischiatti e il geometra Donato Castilenti,  incaricato dal Comune, unitamente al geologo  Carabba, di effettuare rilievi sul campo.

Walter Berghella

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Nella foto Vico II Corsea a Lanciano

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