La Procura di Lanciano (Ch) a caccia di prove sul presunto e vorticoso giro di false residenze in alcuni centri della Val di Sangro per la concessione della cittadinanza italiana, ben pagate.
Sono 8 gli indagati, tra cui due sindaci, per concorso in associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e ieri il pm, Miriana Greco, ha conferito l’incarico al suo consulente informatico, Davide Ortolano, per stanare dai loro apparati informatici, pc , notebook e smartphone, eventuali documenti occultati o detenuti, appunti, manoscritti relativi alle transizioni di denaro, atti, agende, documenti di cittadini stranieri relativi alle pratiche di residenza e di cittadinanza e altro ancora, ma anche chat, foto, immagini e messaggi.
Il 21 gennaio inizieranno le operazioni peritali per provvedere alla copia forense di quanto contenuto negli apparecchi sequestrati lo scorso 6 novembre dai carabinieri della compagnia di Atessa (Ch) durante delle perquisizioni, nelle abitazioni e nelle auto, su decreto del pubblico ministero. Si tratta di accertamenti tecnici irripetibili e il folto gruppo di difensori si sono riservati ieri di nominare i propri periti di parte.
Per questa vicenda sono finiti sul registro degli indagati il sindaco di Montebello sul Sangro, Nicola Di F., 59 anni; quello di Borrello, Armando Di L., 49 anni; quindi L. N. G., ex responsabile dell’ufficio anagrafe di Montebello e Borrello, Mauro P., 65 anni, ex responsabile dell’anagrafe di Villa Santa Maria, delegato dal sindaco Giuseppe Finamore, estraneo alla vicenda. Gli altri indagati sono A. M. L., 56 anni, argentino residente a Borrello; M. E. Cl., 58 anni, ugualmente argentina residente a Borrello, e i brasiliani F. L. C. C., 25 anni, e M. C. C., di 61 anni.
L’inchiesta è stata avviata, in modo molto silenzioso, un paio di anni fa quando sono saltati agli occhi gli alti numeri di residenze e cittadinanze richieste e ottenute. Nei tre comuni sarebbero stati complessivamente sfornati 179 falsi certificati; nello specifico 100 a Villa Santa Maria, 40 a Borrello e 39 a Montebello sul Sangro. Delle certificazioni varie in merito alla residenza, rapporti di lavoro e ospitalità nelle varie abitazioni molte famiglie erano ignare e si sono ritrovate sullo stato di famiglia persone inesistenti, cittadini giunti da Panama, Argentina, Brasile.
In ogni caso, secondo la pubblica accusa, ci sarebbe stato un fiume di denaro in questo giro illecito da accertare definitivamente: si sospetta un esborso di fino a 4 mila euro a certificato. Indagine partita sin dal 2202 a cui successivamente si è affiancato un esposto da parte della minoranza politica di Borrello.
Diversi i pubblici ufficiali coinvolti in questa catena illegale, ma ancora tutta da chiarire, anche perché potevano tranquillamente operare in modo indisturbato negli uffici dei tre paesi. In due anni di perdurante indagine è emerso che la corruzione stava interessando anche altre realtà.
La Procura contesta che gli indagati, ciascuno rivestendo un ruolo ben definito, in cambio di denaro e altri beni, procacciavano e gestivano l’arrivo dei sudamericani in Italia occupandosi poi della loro sistemazione, alloggiandoli in abitazioni di proprietà degli indagati, case disabitate ma anche di ignari proprietari. Così veniva concessa la residenza fittizia e poi la cittadinanza italiana.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Paolo Sisti, Roberto Crognale, Diana Peschi, Massimo Galasso, Giovanni della Rocca, Giovanni Carlo Esposito. 11 gen. 2025
WALTER BERGHELLA
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